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domenica 29 gennaio 2012

IL GLORIOSO RIMPATRIO. LE STRADE DEGLI UGONOTTI E DEI VALDESI

Tratto dal sito www.glorioso rimpatrio.it/  

La storia del Glorioso Rimpatrio dei Valdesi

Un gran numero di persone nel corso della storia, e fino ai giorni nostri, ha dovuto fuggire dalla propria terra d'origine a causa di violenze politiche e persecuzioni senza avere alcuna certezza del ritorno, a causa di intolleranza, xenofobia, mancanza della libertà di coscienza e di espressione.

 PREMESSA

 1000 uomini armati

 13 giorni di marcia

 250 km dal Lago di Ginevra alle Valli Valdesi

Il 26 agosto 1689 un migliaio di protestanti esiliati lasciano la Svizzera per rientrare nelle loro terre da cui erano stati cacciati tre anni prima per motivi di religione.

 La spedizione, organizzata dal pastore Henri Arnaud e comandata dal notaio Antoine Turel (13 compagnie valdesi, 6 ugonotte), era sostenuta sul piano politico e finanziario da Guglielmo III re d'Inghilterra e dai Paesi Bassi. L'impresa si collocava così nel quadro della lotta delle potenze europee coalizzate contro l'assolutismo francese di Luigi XIV.

La marcia resa particolarmente difficoltosa dal percorso montano, il tempo inclemente, la resistenza delle truppe franco sabaude ha da sempre suscitato interesse e ammirazione.

IL MOVIMENTO VALDESE

 Il movimento valdese ha una lunga storia. Inizia con la vicenda di Valdo, ricco mercante di Lione che intorno al 1170 attraversò una crisi religiosa al termine della quale decise di condurre una vita in assoluta povertà e secondo il dettato evangelico predicare il ritorno ad una fede cristiana fedele al Vangelo. Questa sua scelta di vita venne condannata dalla gerarchia cattolica e vennero espulsi da Lione, lui e i suoi discepoli. I Poveri di Lione, così si chiamarono, si dispersero in Provenza e Lombardia, scomunicati nel 1180 a Verona furono definitivamente condannati nel 1215. Pur essendo costretti a vivere nella clandestinità e perennemente ricercati dall'Inquisizione, si dispersero in gran parte dei paesi d'Europa: Austria, Germania, Linguadoca ed in parecchie aree dell'Italia medeievale. Una delle zone di maggior presenza del movimento fu la regione alpina del Delfinato e del Piemonte occidentale.

L'organizazione molto precisa dei loro gruppi ne permise la sopravvivenza; a curarne la vita religiosa erano i barba, i predicatori itineranti che li visitavano regolarmente e che produssero una ricca letteratura di poemi e meditazioni giunta sino a noi in lingua valdese, una forma del provenzale alpino. Al sorgere della Riforma protestante in Europa i valdesi aderirono naturalmente alla nuova prospettiva di fede e a partire dal 1555 organizzarono nelle vallate alpine le loro comunità sul tipo delle chiese riformate svizzere, poi calviniste. Sottoposti a dure repressioni del duca di Savoia riuscirono a sopravvivere grazie alla situazione politica e alla realtà alpina delle loro terre.

ESILIO

Nel 1686, il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia, spinto anche dal re di Francia Luigi IV, revoca i precedenti trattati e si scaglia nuovamente contro i Valdesi (anche con l'aiuto di truppe francesi).

La popolazione cerca di resistere, ma in molti perirono o vennero rinchiusi nelle fortezze di Vercelli e Trino, Benevagienna, Saluzzo, Fossano, Cherasco, Carmagnola, Asti, Ivrea, Verrua, Luserna e Torino. Il 3 gennaio 1687 venne proclamato l'editto di "liberazione", che significò per la popolazione protestante, liberarsi dalla prigionia in carcere, ma essere costretta all'esilio scortata da truppe di soldati piemontesi.  

 RIMPATRIO

Nel 1686, poco più di 2.500 valdesi superstiti che non avevano voluto abiurare dopo la sanguinosa guerra mossa contro di loro dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II e da Luigi XIV di Francia (il famoso re Sole), furono liberati dalle prigioni sabaude e condotti in esilio in Svizzera.

L'anelito di ritornare alla terra natia unito al profondo disagio di vivere da emigranti in paesi quali la Svizzera e la Germania, di cui non conoscevano né lingua né usanze, indusse tre anni dopo i valdesi, animati dal pastore Henri Arnaud, a tentare una difficile e rischiosa spedizione attraverso le Alpi per raggiungere manu militari  le loro amate valli. Nell'agosto 1689 l'ardita impresa, ottenuto l'appoggio strategico e finanziario del re inglese Guglielmo III d'Orange, si mosse dal lago Lemano, nei pressi di Prangins, e raggiunse le Valli con una marcia di 12 giorni. Qui, in seguito ad un iniziale sbandamento a cui si pose rimedio con un solenne giuramento reciproco di fedeltà tra ufficiali e soldati noto come "il giuro di Sibaud" (dalla frazione di Bobbio in cui ebbe luogo) si impegnarono in azioni di guerriglia prima di essere costretti ad asserragliarsi alla Balsiglia, piccola borgata sopra Massello, in Val Germanasca. La strenua resistenza all'assedio delle truppe franco-sabaude durò vari mesi, fino a quando il repentino mutamento di alleanze politiche del duca di Savoia - sceso in guerra contro i suoi ex alleati francesi - li salvò da una sicura prossima disfatta.

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