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sabato 3 dicembre 2011

MANIFESTO ANTI SESSISTA CONTRO LA DIVINA IGNORANZA



Qualche giorno fa è stato pubblicato sul giornale Libero un articolo a firma di Camillo Langone dal titolo "Togliete i libri alle donne e torneranno a far figli".
La prima ovvia reazione sarebbe stata quella di ribattere subito con una lettera vibrante di sdegno.
Dal momento però che sono una donna abituata a riflettere e cercare di capire, capacità questa che ho maturato sui libri, ho lasciato sedimentare la mia indignazione, al fine di dare una risposta maggiormente lucida e argomentata..
Non sono solita a strillare, a prendere parte alle discussioni baccanaio costruite ad arte per vendere qualche copia in più a chi oggi preferisce il pane a certa stampa.
Ma grazie al mio lavoro, ho un'inguaribile speranza, che chiunque possa capire, possa essere educato, (anche in tarda età se occorre), e possa un giorno imparare a parlare con buon senso e rispetto per gli altri.
E' per questo che oggi mi rivolgo ai signori Langone- Belpietro (che lo ha pure pubblicato l'articolo), spiegando le motivazioni per cui “gli studi”(evidentemente non svolti da donne, che come postulato smentirebbero l’ipotesi iniziale) e di cui il signor Langone ha riportati i risultati, sono mendaci, e privi di qualsivoglia fondamento logico, nonché del tutto anacronistici.
Parto da delle considerazioni e dei vissuti assolutamente personali (e quindi lungamente sperimentati).
Parlando della mia vita racconto però la vita e della storia di tante donne comuni .
Sono un'insegnante siciliana di scuola primaria madre di 2 bimbe che presta la propria opera in bassa Padania.-
Dopo anni di precariato, in cui l'incertezza del domani, difficilmente spinge a pensare con serenità all'idea del concepimento; ho deciso, lasciatemi dire coraggiosamente, di mettere al mondo 2 figlie.
Quest'anno, durante il governo Berlusconi sono finalmente entrata di ruolo.
Nella ricerca di un minimo di stabilità economica che mi permettesse di programmare oltre la scadenza di un contratto a termine, ho sempre avuto sogni comuni a molti: una casetta in campagna, fare le torte in casa, scrivere e leggere libri, , una famiglia numerosissima e magari anche il cane.
Oggi ho quello che un tempo era ritenuto un posto sicuro, ma che grazie alle nuove norme introdotte dal governo Berlusconi, nel pacchetto di stabilità, che rendono più facile il licenziamento, la mia vita è tornata precaria.
Malgrado ciò non mi lamento, un lavoro ce l’ho, e insieme allo stipendio di mio marito, permette a me e alla mia famiglia di vivere decorosamente.
Vorrei sottolineare," insieme allo stipendio di mio marito", perchè difficilmente oggi 2 persone che occupano posti di lavoro, mediamente qualificati, riescono a mantenere con un solo stipendio una famiglia di 4 persone.
Decorosamente, ma non sotto lo stesso tetto, appartengo infatti, a quei 32000 precari, a cui dopo innumerevoli battaglie legali, è stato riconosciuto il diritto di sfasciare le proprie famiglie.
L’alternativa per noi era non lavorare più, (dopo 20 anni di insegnamento), in una scuola che al sud, barbaramente attaccata dal duo Tremonti.Gelmini, con buona pace della Lega, la quale, malgrado svariati tentativi, ha massacrato la nostra scuola, ma non è riuscita a bloccare la nostra “invasione”!
L'ostacolo alla realizzazione del mio desiderio mai abbandonato di una famiglia numerosa è dovuto dunque al fatto che per continuare a lavorare, e come prezzo da pagare, per la mia indomita voglia d'insegnare, sono stata costretta a lasciare per almeno 5 anni la mia regione, la mia casa, e mio marito.
E semza possibilità, solo per noi, (rei di aver ragione davanti la legge), di ricongiungerci al coniuge , e con 10 anni di stipendio iniziale.
Oggi la mia famiglia dunque vive tra due tetti che devono essere pagati entrambi, ed in più si permette il lusso di qualche volo low cost che ci offre la possibilità di dirci una volta al mese “ti amo” guardandoci negli occhi, regalarci un abbraccio e dividere ogni tanto lo stesso letto.
Un naturale ed efficace metodo contraccettivo, che comporta grandi sofferenze per tutti noi, e soprattutto alle mie bimbe,e che ci dissuade velocemente da ogni desiderio di mettere al mondo altri figli.
Ovviamente mi si potrebbe obiettare: sono scelte (non avevo alternative) e che la colpa è nostra per aver voluto studiare, ed insegnare.
E' vero, probabilmente saremmo potute rimanere a casa e magari cominciare a 20 anni a fare figli, dando loro uova e patate tutti i giorni, e neanche visti i costi, ed accontentarci delle bucce.
Ma credo tale mentalità, spingerebbe il mio paese, che amo e che è sempre stato una patria di grandi menti (anche se ultimamente fa cilecca) in una direzione differente rispetto il resto delle nazioni occidentali ed emancipate, e lasciatemelo dire DEMOCRATICHE.
La mia sensazione infatti è che c’è paura di un popolo che, forse stanco di essere bue, comincia a fare domande e a chiedere risposte, e il tentativo di renderlo uguali ad altri per cui i nostri governanti hanno mostrato pericolosa simpatia.
Un popolo che potrebbe scoprire che il problema non è un ricco ed eccentrico signore che paga, per la diffusione di informazioni viziate e propagandistiche finalizzate a spacciare per vero un comodo mondo di fantasie, quanto il diffondere queste favole spacciandole per informazione,e il fatto che noi siamo costretti a contribuire a ciò con le nostre tasse rubando risorse alle famiglie .
Un'altra mia sensazione di donna sempre a contatto con i giovani, è che oggi la voglia di famiglia, la voglia di valori, sia maggiormente presente in chi studia rispetto a chi cerca di fuggire presto dai libri, a causa di una cultura edonistica basata sull'immagine, sul culto del corpo e dell'effimero, che vuole i nostri giovani veline e calciatori, che guadagnano bene e faticano poco.
E che di certo non sognano biberon e pannolini, al contrario di me che studio da sempre.
Credo quindi che non ci vogliano “studi specifici” per individuare nella precarietà, nell'indigenza, nelle disuguaglianze sociali le cause di un paese gerontocratico, che non vuole bambini, che non se ne prende cura, e taglia sui costi dell’istruzione, sul sostegno ai disabili, che non offre asili nido e che vede le leggi sulla tutela delle lavoratrici madri un ingombrante fardello, d’impiccio a quella che chiamano globalizzazione.
Una società fondata cioè sull’accumulo di denaro detenuto da pochi, lontano dai cicli vitali di uomini e donne, costrette ad esempio a rinunciare ad essere donne, alle loro peculiarità, e spesso a far figli, per essere competitive.
Con frasi da Azzeccacarbugli si cerca allora di inneggiare sistemi produttivi di tipo Cinese, per giustificare la direzione di fame, povertà ed ignoranza che abbiamo intrapreso, considerando la mancanza di diritti, come mezzo di redenzione e di “purificazione” sociale.
Cito ad esempio proprio questa di Di Camillo Langone “Il conservatorismo inteso come difesa dei valori dello spirito, come un recupero di ciò che di buono aveva il nostro passato, di ciò che rende ogni uomo “Uomo”.,”.
In questa frase mi sembra di capire che,la difesa dei doni dello spirito, sia intesa come attacco a quelli materiali, e il tentativo di colui che scrive di ricondurre all’indigenza e la stoltezza una forma di “redenzione”, che auspica un ritorno al passato in cui essere uomo era inteso come esemplare maschio con il solo compito di trasformare la donna ( ben lontana dai libri) in un forno per creature, pronte da essere mangiate da una vita di miseria.
Io però che ho rinunciato a qualche figlio, e ho letto il Ciclo dei Vinti del mio grande conterraneo Verga, preferisco dissentire da queste idee che vogliono coltivare un popolo povero, acritico, e stolto.




Se questi dunque sono i valori che lei signor Camillo Langone definisce della “divina” destra di cui parla nei suoi libri , preferisco, da cattolica, coltivare quelli dell’”agnostica” sinistra , che mi sembrano maggiormente vicini a quelli San Tommaso, Sant’Agostino, San Benedetto.
Ciò che trovo più fastidiosa è la filosofia che sottende la Vostra logica, quella appunto del prete, del “fate ciò che dico io non fate ciò che faccio io”., perché non mi pare che lor signori abbiate abbracciato una vita di austerità.
Ma questa ovviamente è una mia opinione, che spero vogliate smentire rinunciando a fastidiosi orpelli, pagati attraverso le mie tasse, come i finanziamenti al vostro giornale.
Finisco con un invito, credo che la non lontana Africa, possa accogliere e capire meglio le vostre idee, rispetto un paese come il nostro di indomite femministe mangia-bambini e divora -libri. Personalmente non piangerò se deciderete di prendere le vostre stolte macchine sforna- bambini (coerentemente con le vostre idee immagino così le vostre compagne e le vostre figlie) e farVi pagare da essi per la diffusione del vostro pensiero.
Ma fate in fretta, anche lì tira aria di cambiamento.


Rosalinda Lo Presti Gianguzzi


Nota mia:
mi riservo di commentare questo testo in un prossimo post. alcune affermazioni non le condivido, soprattutto quelle contenute nell'ultimo paragrafo, dal vago (?) sapore razzista...

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