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sabato 15 maggio 2010

Mi fa veramente tanta tristezza leggere della morte di questa coraggiosa lavoratrice napoletana, Mariarca Terracciano, che aveva dovuto letteralmente svenarsi per potere ricevere la mercede dovuta (e negata per la nota gestione allegra e clientelare della Sanità).

Un commento secondo me appropriatissimo l'ha scritto una certa "Coraline", sul sito di "Repubblica":

"La tragedia di questa donna è l'emblema della vita di tanti italiani, persone oneste che lottano per tirare avanti e vedono i loro diritti calpestati! Mariarca è morta per protestare, non voleva morire, voleva solo far sentire la propria voce, smettere di essere invisibile, ottenere ciò che le spettava di diritto. Date rilievo alla sua storia! Non sfruttandola per audience, ma cercando di rappresentare quello per cui lei si è sacrificata. La situazione drammatica di lavoratori che chiedono lo stipendio come se fosse elemosina! Voglio vivere in un paese civile! Non in una società feudale divisa tra signorotti fedeli al re a cui sono riservati ogni genere di privilegi e favori, e servi della gleba senza diritti da spolpare a piacimento! "

Questa morte la collegherei con un altro "incidente", quello di una giovane ragazza 22enne, che ha avuto la "sfortuna" di essere strozzata - le era rimasta impigliata la sciarpa - dalla cinghia di trasmissione del macchinario della fabbrica per cui lavorava (un impianto per il confezionamento delle uova).

E' avvenuto qualche giorno fa, mi è capitato di vedere ad ore antelucane il servizio non mi ricordo su quale TV, su Internet non trovo traccia della notizia.

La ragazza aveva la bellezza delle nostre sorelle e figlie "acqua e sapone".

Studiava ancora non ricordo per quale facoltà, ed intanto il sabato e la domenica si occupava gratis della biblioteca del suo paesotto "lumbard", redigendo schede bibliografiche ed aiutando a tenere scaffali e locali in ordine.

Sognava di partire per il Terzo Mondo a dare uno mano per lo "sviluppo" laggiù, intanto non voleva pesare sul bilancio familiare, per cui ha accettato un lavoro in nero a 500 euro al mese.

Il suo capo reparto non le avrà spiegato che non si può trafficare con certi macchinari indossando indumenti che possono rimanere presi negli ingranaggi.

Una infermiera come Mariarca in qualsiasi Paese europeo non avrebbe dovuto penare per ricevere lo stipendio, come da contratto.

E la ragazza che per i nostri media - incluso Internet - conta meno che nulla avrebbe potuto usufruire di quella che la CGIL liquida sprezzantemente come "paghetta di Stato": che so, i 700 euro al mese riservati dallo Stato danese. Che sono 400 per lo Stato tedesco; più 350 euro di contributo per l'affitto. Più non so quanto di contributo per le spese telefoniche. E via esemplificando, Stato per Stato ...

Oggi leggo sul "Sole 24 Ore" che il PD ha varato il suo "documento sul lavoro": le correnti si dividono su varie soluzioni, ma manca l'unica che può veramente arginare il lavoro nero, vale a dire il reddito di cittadinanza, sull'esempio di quello che è attuato in tutta Europa.

L'ideologia di base è quella "lavorista" di cui è succube anche la sinistra cosiddetta radicale: bisogna aspirare ad un ruolo sociale "produttivo", e la produttività è intesa secondo gli schemi dell'economia della crescita.

E' produttivo, cioè, soprattutto il "posto" nel settore privato, che vende beni o servizi per il mercato; già meno produttivo è il lavoro nel settore pubblico (se non del tutto improduttivo).

Non sono "produttive" invece le attività che più contribuiscono alla ricchezza reale: il "lavoro necessario per vivere" (per lo più svolto dalle donne in ambito domestico) e soprattutto il lavoro compiuto dalla natura per riprodurre i suoi cicli, alla base della vita degli ecosistemi.

D'altro canto proprio l'editoriale odierno del "Sole 24 Ore" (titolo: "Il mondo è al futuro, il welfare al passato") ci informa che la "pacchia" del welfare europeo (che l'Italia ha conosciuto solo in modo limitato e deformato grazie anche al suo PCI e ai suoi sindacati) sta per essere relegata in soffitta.

"L'attacco speculativo alla Grecia e i timori del contagio agli altri Paesi ha indotto i governi - Italia inclusa - a drastici piani per il contenimento della spesa pubblica. E l'Europa che, in un tempo non lontano, poteva permettersi di vagheggiare dentiere gratis per tutti e una badante per ogni anziano non autosufficiente, ha impegnato, senza più velleità o falsi pudori, i gioielli di famiglia. Vale a dire il costoso sistema di protezione sociale pubblica (che ormai aveva incluso anche la gestione dei posti di lavoro statali) che ha incarnato per quasi due secoli l'anima stessa del modello economico continentale"...

Nell'agenda di tutta la politica ufficiale, di destra, di centro, di sinistra, ci sarà perciò il "rigore", la riduzione della spesa pubblica. Un rigore destinato a salvare il sistema finanziario, come ricorda la conclusione dell'editoriale citato (a firma Alberto Orioli): "Al grido di salvate il salvabile, è alle banche che ha guardato l'ingente massa di spesa pubblica mobilitata dal mondo per evitare il peggio. Il problema è che non è ancora chiaro se il risultato sia stato raggiunto".

Di qui il mio appello accorato a tutti coloro che salgono sui tetti per difendere il loro "posto", o agli aspiranti suicidi, come Mariarca, o ancor più a tutti coloro che agonizzano e muoiono in silenzio (come la ragazza strangolata dalla macchina delle uova):

capiamo una buona volta che non ci si può difendere arroccandosi ciascuno sulla sua gru simbolica

che i poteri oligarchici stanno impostando una gestione centralizzata della crisi che spazzerà come un fuscello ogni resistenza locale e territorializzata

che occorre coordinarsi e trovare obiettivi unitari, addirittura a livello europeo (come minimo)

che questo ci sarà possibile appena avremo messo da parte i falsi intermediari e i loro miti culturali (ogni riferimento a quelli che il Manifesto chiama i "sinistrati" non è puramente casuale).

La battaglia centrale a livello europeo la intravedo oggi nell'adozione di un comune reddito di cittadinanza minimo. A questo scopo si potrebbe organizzare e coordinare una campagna internazionale sfruttando la possibilità di una legge di iniziativa popolare prevista dal Trattato di Lisbona.

Questo obiettivo si scontrerà ovviamente con i tecnocrati e la vecchia politica che opporranno i limiti di bilancio.

(Ma anche con gli attardati del "socialismo in una sola valle", che non si rendono conto di stare tirando la volata alle forze regionaliste, separatiste o autonomiste).

E allora noi, cittadini della nuova Europa, risponderemo: "Le grandi banche non vanno salvate con i nostri soldi, bensì nazionalizzate"...

E pretenderemo ancora: quei soldi pubblici che intendete buttare nel cesso delle spese militari e delle guerre nel Terzo Mondo, quei soldi che state destinando al rilancio del nucleare sedicente "civile", vogliamo che siano invece investiti per le rinnovabili (l'energia è metà economia) e la produzione "verde".

La spesa pubblica non va ridotta ma razionalizzata. Combattiamo l'evasione fiscale dei ricchi, controlliamo democraticamente che il settore pubblico offra servizi che rendano concreti i grandi diritti collettivi: istruzione, salute, mobilità, stabilità degli ecosistimi... e soprattutto la pace.

Perchè noi non vogliamo un "posto", ma abbiamo da crearci un lavoro pulito, utile, dignitoso ed una società che non ostacoli la nostra capacità di autogestircelo.

Sì, Mariarca, oggi noi piangiamo sul tuo sacrificio. Ma che il nostro dolore e la nostra vergogna non restino chiacchiere, non susciti occasioni di retorica che lasciano il tempo che trovano.

Diamoci da fare in modo intelligente, in modo avveduto, per costruire condizioni di dignità per tutti.

L'alternativa? Semplicemente non c'è. Non permetteremo il ritorno in forme nuove di scenari da incubo che già in passato il nostro continente ha vissuto....

Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari


da una email inviata da Alfonso a diverse mailin list

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