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lunedì 30 novembre 2009

leghisti si nasce o si diventa?


Probabilmente tutti hanno sentito la tempestiva proposta leghista di inserire una croce nel tricolore. Mi vien da ridere: la lega, da sempre riscopre i riti celtici, pratica riti pagani -come l'ampolla del Po, ecc. ecc.- ma, al momento giusto, solo per sfruttare l'audience -e l'onda- si fa paladina dei valori cristiani.

Se fossi cristiano, non so se riuscirei a perdonarli...

Eppoi, suvvia! Inserire una croce in mezzo al tricolore? Ma non si era già vista una cosa simile? E quanti morti, quante rovine c'è costata? Una dittatura, due guerre modiali e vent'anni di fascismo! Vi pare poco?

Dalle Comunità Ebraiche, sul referendum svizzero

Pubblico due articoli tratti dal periodico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

L'unione informa

(info@ucei.it, www.ucei.it) di oggi

Referendum sui minareti - Il no degli svizzeri

e il pericolo della religione dominante

Sono preoccupato dal libero volere dei cittadini svizzeri. E sono preoccupato dal commento di Roberto Castelli sulla croce sulla bandiera "per battere l'ideologia massonica e filoislamica". Intervengo da storico. A proposito del commento e della recente agitazione sul crocefisso, trascrivo un brano di un mio libro. "Il 16 novembre 1922, presentando alla Camera la propria compagine ministeriale, Mussolini pronunciò parole assai chiare sui diritti riconosciuti dal governo alle varie religioni: 'tutte le fedi religiose saranno rispettate, con particolare riguardo a quella dominante, che è il cattolicismo'. (...) Il 22 novembre il sottosegretario alla Pubblica istruzione Dario Lupi dispose la ricollocazione del crocefisso, definito il simbolo della 'religione dominante dello Stato', in tutte le aule delle scuole elementari dalle quali era stato rimosso. Come venne osservato con soddisfazione, 'in meno di un quinquennio il Crocefisso tornò al Colosseo, sul Campidoglio, nelle scuole, nelle caserme, nei tribunali, negli uffici pubblici, e, sull'esempio di questi, in moltissimi uffici privati. Un mese dopo, il 26 dicembre 1922, il nuovo ministro della Pubblica istruzione Giovanni Gentile annunciò che intendeva fare dell'insegnamento della religione cattolica 'il principale fondamento del sistema della educazione pubblica e di tutta la restaurazione morale dello spirito italiano'." In quel momento il governo era di coalizione; né totalitario né dittatoriale. Il passato non si ricopia. Oggi non vedo minacce reali di fascismo. Ma la strada della religione 'dominante' ci viene sempre più prospettata.

Michele Sarfatti

 

Referendum sui minareti - La nostra solidarietà

contro le strumentalizzazioni

La Federazione delle Comunità Ebraiche svizzere, con un netto comunicato, da tempo si era espressa contro il "referendum dei minareti" rilevando, tra l'altro,come la "coesistenza pacifica si fondi sui messaggi espressi in chiese, moschee e sinagoghe, non per come appaiono dall'esterno". Da queste pagine voglio quindi soffermarmi brevemente sull'Italia, per esprimere solidarietà al mondo cristiano per la strumentalizzazione che subisce in queste ore tramite l'apparente ed ingannevole difesa del suo simbolo più noto, usato invece come arma di scontro politico da chi viene a proporre, penso peraltro pago del solo effetto mediatico, il suo inserimento nella bandiera italiana. Paradossalmente a mettere a nudo l'uso strumentale che viene fatto in Italia, da taluni, del referendum svizzero è proprio uno dei suoi promotori, Oskar Freysinger, il quale sottolinea avversione "alle interferenze della religione nella sfera pubblica" e rileva come "la preghiera è un fatto privato"...mi viene in mente Monsignor Plotti e la sua famosa disquisizione sugli "atei devoti"!

Gadi Polacco, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

domenica 29 novembre 2009

LA SVIZZERA IMPEDISCE LA COSTRUZIONE DI MINARETI, MA CONTINUA AD ESPORTARE ARMI


Dopo il manifesto xenofobo svizzero, riporto la seguente mail di disarmo@peacelink.it:



Il popolo elvetico ha deciso che la Confederazione può continuare a esportare armi. Il testo chiedeva alla Confederazione di proibire l'esportazione e il transito attraverso la Svizzera di materiale bellico, comprese le tecnologie che possono servire alla produzione di armamenti. La proposta sanciva pure l'obbligo per la Confederazione di sostenere per dieci anni le regioni e i dipendenti colpiti dalle conseguenze del bando.


Per i promotori si trattava di una questione etica: porre fine al "commercio della morte" e offrire alla Svizzera l'opportunità di una riconversione dell'industria bellica in una civile, conformemente alle tradizioni elvetiche di neutralità e di politica umanitaria.


Gli oppositori hanno replicato che i costi per la Confederazione sarebbero troppo elevati e che l'industria bellica non potrebbe sopravvivere solo con la produzione interna. La sicurezza nazionale risulterebbe quindi compromessa. Know-how e posti di lavoro andrebbero inoltre persi anche per l'industria civile.


L'iniziativa era sostenuta da una coalizione capeggiata dal Gruppo per una Svizzera senza esercito e composta da una trentina di partiti di sinistra, ecologisti, sindacati, organizzazioni pacifiste per la difesa dei diritti umani, pacifiste e femministe


www.swissinfo.ch



forse abbiamo inquinato la svizzera? ora c'è da sperare che i paesi musulmani ritirino i loro capitali dalle banche elvetiche...





Editrice Missionaria Italiana


Via di corticella, 179/4 40128 Bologna


tel 051/326027- fax 051/327552 – cell. 3313996944


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COMUNICATO STAMPA






In vista dei Colloqui ebraico-cristiani (Camaldoli 3-7 dicembre 2009), della ripresa della Giornata del dialogo (17 gennaio 2010) e della Giornata della memoria (27 gennaio 2010) esce in libreria




Renzo Fabris


Una vita per il dialogo cristiano-ebraico




un libro di Brunetto Salvarani




con una lettera del Cardinale Carlo Maria Martini, la prefazione di Paolo De Benedetti


e la postfazione di don Giandomenico Cova






Nei giorni della trentesima edizione dei Colloqui del dialogo ebraico-cristiano di Camaldoli (3/7 dicembre 2009), esce l’ultimo libro di Brunetto Salvarani, docente di Missiologia e Teologia del dialogo presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna e direttore di QOL, rivista specializzata nel dialogo cristiano-ebraico, presente quest’anno a Camaldoli, che con il suo impegno che dura da oltre vent’anni ha contribuito a rendere questo dialogo, pur difficile, possibile e fecondo.




Renzo Fabris, una vita per il dialogo cristiano ebraico è il giusto tributo ad uno dei pionieri del dialogo fra cristiani ed ebrei (1929-1991): primo presidente del SIDIC, organismo per il dialogo ebraico- cristiano e fondatore nel 1991 dell’associazione Italiana Amici di Nevé Shalom Wahaat as Salam, nei suoi numerosi scritti egli ha sviluppato ed approfondito con sguardo anticipatore e lungimirante molti temi riguardanti la realtà di Israele, nella storia e nel tempo presente.




«Se si guarda indietro, si deve riconoscere che la strada percorsa non è poca:


si è invertita una tendenza millenaria d’incomprensioni, di rancori e di


contrasti, e si è diffusa la coscienza che una nuova tendenza è in atto nel


mondo cristiano. Contemporaneamente però, si ha l’acuta e tormentosa


consapevolezza che per rimediare a ciò che si è fatto nei secoli scorsi, per


strappare cioè tutte le radici cristiane dell’antisemitismo e, inoltre, per


approfondire il valore del rapporto che unisce la chiesa al popolo d’Israele,


bisogna ancora fare moltissima strada. “Il concilio Vaticano II - riconosce


il documento della Santa sede del 1974 - ha indicato la via da seguire per


promuovere una profonda fraternità tra ebrei e cristiani. Ma un lungo


cammino resta ancora da percorrere” (R. Fabris)






Il Card. Carlo Maria Martini, nella sua lettera commenta che apre il volume, così l’iniziativa di Salvarani: Renzo Fabris era uno di quei cristiani che, pur portando avanti il suo lavoro professionale, credeva fermamente nel dialogo ebraico-cristiano e faceva di tutto per promuoverlo. [...] Sono lieto che vi siano iniziative per ricordarlo.


Il volume presenta gli snodi cruciali del percorso culturale di Fabris: i principali temi affrontati, gli


interrogativi aperti, il lascito sul dialogo cristiano-ebraico e la comprensione cristiana del mistero d’Israele. Fabris colloca le sue riflessioni nell’orizzonte di un’esistenza pienamente nel mondo, da laico, sposato, padre di famiglia, molto impegnato anche in ambito lavorativo e professionale.




La ricerca si sofferma in primis sul tema delle relazioni cristiano-ebraiche e le linee direttrici del pensiero fabrisiano, a partire da quelle che egli stesso definì le quattro provocazioni offerte da Israele al mondo cristiano.


Si sofferma in seguito sugli spunti più originali dell’itinerario intellettuale di Fabris: dalla necessità strategica di una purificazione del linguaggio con cui le chiese parlano di e con Israele alla gelosia nei rapporti fra ebrei e cristiani, alla questione dei matrimoni misti, e così via.


Per ultimo Salvarani analizza e verifica i passi avanti effettuati dalle comunità cristiane nella ricerca di nuove relazioni con Israele a partire dall’opera di Fabris.






Dio dei nostri padri,


tu hai scelto Abramo e la sua discendenza


perché il tuo Nome fosse portato alle genti:


noi siamo profondamente addolorati


per il comportamento di quanti


nel corso della storia hanno fatto soffrire questi tuoi figli,


e chiedendoti perdono vogliamo impegnarci


in un’autentica fraternità


con il popolo dell’alleanza.




(Foglio deposto da Giovanni Paolo II tra le fessure delle antiche pietre del


Tempio al Muro Occidentale a Gerusalemme, il 26 marzo 2000)










Indice dell’opera:




Prefazione di Paolo De Benedetti


Elenco delle sigle e abbreviazioni


Introduzione


Nota sulla terminologia adottata


1. La chiesa cattolica di fronte a Israele


1.1. Il contesto dei rapporti fra la chiesa cattolica e


I sraele prima del Concilio Vaticano II


1.2. La Nostra aetate e i suoi precedenti


1.3. Dopo la Nostra aetate


2. Una biografia di Renzo, ba’al chazon


2.1. La vita e l’opera


2.2. L’iniziazione al dialogo


3. La ricerca di Fabris sulle relazioni cristiano-ebraiche


3.1. Le quattro provocazioni (Chiesa, Gesù, Shoà e stato


d’Israele)


3.2. Sull’insegnamento del disprezzo (dall’antigiudaismo


cristiano all’antisemitismo contemporaneo)


3.3. Coscienza cristiana ed ebraismo (sul dialogo cristiano-


ebraico)


3.4. Sull’asimmetria del dialogo


3.5. A proposito del rapporto fra ecumenismo e dialogo


con Israele


3.6. Per una nuova Carta di Seelisberg


3.7. Il ruolo dei documenti ufficiali e la nuova coscienza


del “popolo di Dio”


4. Spunti originali


4.1. Sulla purificazione del linguaggio


4.2. Il tema della gelosia nei rapporti tra ebrei e cristiani


4.3. I matrimoni misti tra ebrei e cristiani


4.4. La centralità della funzione della cultura ebraica,


dalla letteratura a Chagall


4.5. L’utopia realizzata di Nevè Shalom – Waahat as-Salaam


4.6. Aprire all’islam, fratello in Abramo


4.7. La Giornata del dialogo ebraico-cristiano


5. A partire dalla ricerca di Fabris: passi avanti, nodi


ancora aperti e prospettive future


5.1. Le perduranti difficoltà del dialogo


5.2. I riflessi ecclesiologici del dialogo cristiano-ebraico


5.3. L’ebraismo di Gesù


5.4. Andare oltre


5.5. Un’ultima preghiera


Postfazione di Gian Domenico Cova


Appendice






Titolo:Renzo Fabris


Sottotitolo: Una vita per il dialogo cristiano-ebraico


Autore: Brunetto Salvarani


Pagine: 294


Prezzo: 14,00 €










Per informazioni e contatti : Monica Martinelli,


stampa@emi.it,


tel. 051 326027 (lunedì e martedì),


cell. 331 3996944 (tutta la settimana)











Dal sito dell'Unione delle Chiese Battiste (http://www.ucebi.it/) traggo questo articolo che mi sembra interessante (me ne scusino i vari catholicus e anonimo):

Virginia Mariani Nonsolobattisti

 

MOTTOLA, 3 novembre 2009 -

Sulla proposta d’introdurre un’ora di religione islamica nella scuola pubblica lanciata da Adolfo Urso, vice ministro e Presidente della Fondazione che fa capo a Gianfranco Fini, si continua a parlare anche in trasmissioni televisive che non mancano di trasmettere interviste e servizi in cui regnano sovrani assoluti i pregiudizi e i falsi ideali.

La proposta da parte di chi come novello bersagliere lotta strenuamente per la laicità è quella di e sostituire l’IRC (insegnamento della Religione Cattolica) con un’ora di "storia delle religioni" o, come propone l'Associazione "31 ottobre" alla quale sono convintamente iscritta, con un insegnamento di "religioni nella storia" che sia libero da ipoteche confessionali e fornisca agli studenti una conoscenza del fatto religioso ad ampio raggio. Ma in questi giorni mi sto chiedendo se sia proprio questa l’esigenza impellente della scuola pubblica che accoglie sempre più alunni/e con gravi carenze affettive e cognitive e, quindi, con difficoltà di relazione, con preoccupante tendenza alla violenza verbale e fisica, con mancanza di interessi e di motivazione, con grandi difficoltà di concentrazione e di comprensione.Troppo spesso torno da scuola sconfortata e intristita e troppo spesso ultimamente, a appena nove anni di servizio, provo un senso si compunzione disperata che mi fa sentire terribilmente inadeguata. Le classi sono di circa 24 alunni/e (ma anche di più e in spazi angusti non a norma) e le ore di Lettere sono diminuite ancora una volta a motivo della fantasmagorica "riforma scolastica". Su 24 la metà, e a volte anche più, dovrebbe essere seguita singolarmente, sia con guida nei lavori sia con programmazione individuale; a questo bisogna aggiungere che man mano stanno aumentando i casi di disagio sociale che porta con sé vivacità incontrollata, superficialità, mancanza di applicazione, abbandono. Si devono ridurre i programmi e gli argomenti di studio per contravvenire ai tempi stretti e alle difficoltà nello svolgere una regolare lezione.

C’è bisogno di assistenti sociali, di psicologi, di interventi concertati con le istituzioni del territorio (auspicando che ci siano) e c’è necessità che il numero degli alunni/e per classi sia meno: c’è, quindi, urgenza estrema di un maggior numero di docenti che possano avere più forza educativa nella didattica solo così più attenta alle esigenze di potenziamento o di recupero di ogni adulto di domani. E, ritornando alla proposta di sostituzione dell’IRC, c’è più bisogno di ore di Lettere. Il/La docente di Lettere è chi insegna la lingua italiana, la storia e la geografia che già per se stesse sono lo studio di un popolo, quello italiano, e poi dei popoli, tutti perché sono i protagonisti dei fatti e perché abitano il globo terracqueo, e della loro cultura. È qui che c’è la scoperta dell’io e dell’altro; è qui che c’è la conoscenza della differenza e lo slancio verso l’accoglienza reciproca; è qui che c’è lo studio dei Diritti e l’educazione alla cittadinanza attiva.

No, dunque, a qualsiasi ora di religione. Sì all’educazione alla comunicazione che è parlare e scrivere, è pensiero e azione, è immaginare e progettare, è tradizione e innovazione, è sperimentare e scoprire. È tutte le discipline contemporaneamente. È essere e andare avanti insieme. Intanto nella scuola media nella quale lavoro da sempre il nuovo Dirigente, cattolico e democristiano, come si è definito in un nostro a faccia a faccia durante il quale si è detto contrario all’IRC nella scuola pubblica, per la prima volta mi dà la possibilità di parlare dell’ora alternativa durante il Collegio e di smuovere un po’ coscienze e situazioni, nonostante una collega di religione insista col dire che sono i/le ragazzi/e che vogliono restare in classe anche perché si parla del fatto religioso e di società (quanto è vecchia questa storia!). Non riusciremo a offrire a tutti l’ora alternativa, anche perché non ci sono fondi e io, per esempio, sono cinque anni che lo faccio senza compenso, ma si è strutturato alla meglio un orario (con tutte le difficoltà nel farlo incastrare con quello degli altri Istituti, poiché le cattedre sono sempre più spezzate e sempre più sono i/le docenti su più scuole) che consente a qualcuno di entrare dopo o uscire prima e si offre la possibilità di frequentare in quell’ora una classe parallela per un’ora di consolidamento disciplinare. Non è proprio secondo la normativa ma per me è una altro passo verso il pieno rispetto della Costituzione italiana, che pure con molta poca coerenza viene insegnata a scuola.

www.italialaica.it

www.associazione31ottobre.it

Per fare contento l'anonimo lettore di cui al post precedente, ho tolto l'immagine che c'era e l'ho sostituita con questa.
A sinistra c'è un manifesto (originale) della lega -i cui contenuti non sono razzisti, come razzisti non sono le leggi come quella inerente ai respingimenti dei migranti). A destra c'è l'immagine di un ragazzo nero.
Invito l'anonimo a cercare su internet chi fosse costui, vittima di non razzisti (di certo non si è suicidato...)
affettuosamente
Giuliano

NON SI SMETTE MAI DI IMPARARE o AL PEGGIO NON C'E' MAI FINE

Cari lettori,
ancora una volta mi vedo costretto a tornare su un commento lasciato da un lettore anonimo (ognuno è libero di comportarsi come vuole, ma per correttezza mi sembra giusto firmare i commenti, almeno con il nome).
Il commento del lettore in questione (a dire il vero ce ne sarebbe un altro che continua a postare da mesi gli stessi, sgrammaticati commenti brevissimi: o gli è andato in loop il computer o il cervello...o forse è blogger.com ad essere 'partito' o è il mio computer? Lo sapremo mai?).
Il commento del lettore è all'articolo del professore Palidda sull'Albania. L'ho scritto: è un po' datato, ma neanche tanto. Inoltre, uno degli scopi di questo blog è quello di ripubblicare materiale anche 'vecchio' ma sempre utile alla costruzione di un pensiero critico.
Sulla diatriba vecchio/nuovo non intervengo perchè veramente mi rattrista: ci sono argomenti 'vecchi' che sono validissimi e argomenti 'nuovi' che fanno pena. Sul nuovo che avanza -o che striscia, come diceva Ellekappa- in politica, ad esempio c'è da rabbrividire.
Comunque, riporto per intero il commento dell'anonimo sgrammaticato lettore:

se riprendi un articolo del 2000 e falso sull'Albania che dice che i politici albanesi a l'Albania è solo mafia.

il razzista numero uno sei tu e non la lega che tu butti nel cestino.

oramai questi doppi giochetti l'Italia ha capito il vostro gioco e che mangiate sui poveri.
e tu riporti frase razziste.
vergognati


Dal raffinato stile deduco che lo scrivente è
probabilmente di origine straniera;
certamente di simpatie leghiste (la lega non ha mai avanzato proposte di stampo razzista, no! A parte le gabbie salariali, la cassa integrazione ridotta per gli stranieri, sparare sui barconi, murare i frati che aiutano gli stranieri e via dicendo in un vorticoso delirio razzista. Parafrasando Giobbe Covatta: non siamo noi che siamo razzisti: sono loro che sono irregolari;
che è a corto di argomenti.
A voi la scelta

sabato 28 novembre 2009

Catholicum ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "INTERVISTA A BRUNETTO SALVARANI, TEOLOGO CATTOLICO...":

Questa idea di un nuovo Concilio paragonato al primo concilio è una eresia; nasconde l'idea che la Chiesa debba essere periodicamente ridiscussa, sotto sotto l'idea luterana che in fondo la Chiesa sia una sorta di nuovo sinedrio di scribi ed ipocriti rispetto al quale compiere un'altra rivoluzione come la fece il Suo fondatore. Dimenticandosi che Gesù non è venuto per rovesciare ma per portare a compimento e che Lui era non un semplice uomo ma il Figlio di Dio e che ha compiuto tutto quello che era da compiere con la Sua predicazione, morte e Resurrezione. E con la fondazione della Sua Chiesa. Dopo di che non c'è più nulla da aggiungere o da cambiare ma solo da adattare alle circostanze senza modificare alcunchè. Che cosa si vuole introdurre con un nuovo Concilio? Il matrimonio per i preti? Gay, aborto, si deve cambiare come si è cambiato per i vecchi riti mosaici? Non illudetevi la Chiesa non può e non deve cambiare; Esistono centinaia di altre chiese protestanti in cui donne lesbiche fanno le vescovesse e vengono ammessi ogni genere di peccati. Quella non è la Chiesa di Dio. Quanto al dialogo non può avere altro fine che la totale conversione al Cattolcesimo. E non invece la costruzione di nuove comode teorie umane come va sempre più di moda.

Cari amici lettori,

quello riportato sopra è un commento dell'anonimo 'Catholicum' all'intervista a Brunetto.

Per carità, ognuno è libero di pensarla come vuole, ci mancherebbe altro. Ma ci sono alcune obiezioni che vorrei rivolegere all'amico 'catholicum'. Brunetto ha espresso il suo parere: questo blog è aperto a tutti quelli che hanno qualcosa da dire ad un solo patto: che non pretendano di essere gli unici depositari della verità (se così la pensano, scrivano pure sugli altri blog, non su questo).

L'amico è proprio sicuro che gli unici problemi vengano dalle inclinazioni sessuali di alcuni 'protestanti'? Come mai tace dei preti pedofili? Che poi la chiesa non possa cambiare, mi sembra un po' esagerato e che il dialogo non possa avere altro fine che la conversione al Cattolicesimo, un po' fuori di zucca.

Giuliano

Urgentissimo

25 Novembre 2009 ·

Giovedì mattina l’ufficiale giudiziario si presenterà ancora in via dei Transiti 28 per il tentativo di sfratto dell’Ambulatorio Medico Popolare, la proprietà degli spazi in cui svolgiamo attività da quasi 16 anni non si smentisce e ha nuovamente richiesto che venga concessa la forza pubblica per lo sgombero. Nella stessa mattinata per una singolare quanto allarmante coincidenza sono previsti lo sgombero di uno degli appartamenti occupati sempre in via dei Transiti 28 e lo sgombero del Circolo dei Malfattori e di un appartamento in Via Torricelli 19. In queste settimane abbiamo assistito ad un crescendo repressivo sproporzionato quanto delirante, in cui -solo per parlare della situazione milanese- abbiamo assistito ad arresti con plotone antisommossa per il una di risma di carta non pagata, arresti e pestaggi di studenti per un corteo un po’ disordinato, sadici sgomberi "a ripetizione" di famiglie di rom con bambini, o di studenti che chiedono solo di poter continuare a studiare. In questo contesto chiediamo a tutt* di non sottovalutare il rischio per la giornata del 26 e di fare il massimo sforzo per poter essere presenti ad entrambi i presidi organizzati davanti alle situazioni sotto sfratto a partire dalle 6. E’ importante e utile anche una presenza a rotazione ma continua nel corso della mattinata in modo da garantire un buon numero "dissuasorio" anche nella fascia oraria in cui solitamente si presenta l’ufficiale giudiziario (9-11). Ricordiamo che in entrambi gli spazi sarà possibile fermarsi a dormire dalla sera precedente. Vi aspettiamo numeros*, solidali e determinat* Ambulatorio Medico Popolare – Milano www.ambulatoriopopolare.org

dal sito http://ecumenici.wordpress.com

«Clandestini», ecco il business di Salvatore Palidda

da Il Manifesto del 28 Giugno 2003

A fare affari con l’immigrazione irregolare non sono gli scafisti, piccoli criminali, ma gli imprenditori (anche leghisti) e il comparto poliziesco-militare. L’esempio della frontiera tra Messico-Usa. L’Ue è ancora indietro ma l’Italia, regno del «sommerso», si adegua. E al tempo delle delocalizzazioni agli stranieri conviene farsi sfruttare qui

In quasi tutte le analisi e i commenti sugli annegamenti di migranti, sull’invocazione da parte dei Bossi e Borghezio di una sorta di Bava Beccaris del XXI secolo e sulle lacrime di coccodrillo del centro-sinistra, c’è una singolare ignoranza. Probabilmente è dovuta alla difficoltà di spiegare l’apparente, mostruoso paradosso che riguarda sia le relazioni fra paesi dominanti (e di immigrazione) e paesi dominanti (di emigrazione), sia la coesistenza di fatto della guerra ai clandestini e il crescente bisogno di manodopera clandestina. E’ lo stesso paradosso che fa coesistere la pace e la guerra nella nuova strategia dell’impero americano (nella cosiddetta postura della Full Spectrum Dominance). In realtà, l’Europa non riesce ancora a barcamenarsi al meglio nel paradosso, come invece sembrano riuscire a fare gli Stati Uniti. Basta ricordare alcuni che da più di 15 anni gli States hanno fatto diventare la guerra alle migrazioni (in particolare sulla frontiera messicana) un business straordinario sia per le imprese private sia per la lobby degli sbirri federali e dei singoli stati. Ma come candidamente ammettono i responsabili dell’Immigration and naturalization service e i grandi esperti del governo Bush, l’immigrazione clandestina negli States è oggi (maggio 2003) stimata fra gli otto e i dieci milioni di cui quattro-sei milioni messicani (era stimata a circa cinque milioni nel `99 - si veda convegno OCSE all’Aja Preventing and Combating the Employment of Foreigners in an Irregular Situation. 22-23 Aprile `99). Anche se spesso si tratta di stime gonfiate per legittimare business e carriere poliziesco-militari, è comunque noto che, come scrivono gli esperti del Congresso (fra cui quella della Rand Corporation), la riproduzione della manodopera clandestina è indispensabile all’economia americana: i nuovi arrivi si sommano ai ritorni all’irregolarità da parte di chi per diverse cause ha perso i requisiti del rinnovo del permesso (anche in Italia, succede ogni anno circa al 30 per cento degli immigrati). Ma questa riproduzione si accompagna a migliaia di morti e a milioni di arrestati e deportati nel tentativo di immigrare negli States. Solo alla frontiera messicana, negli ultimi tre anni, si contano 377 morti e 1,6 milioni arrestati nel 2000, 336 morti e 1,2 milioni di arrestati nel 2001, 350 morti e 900 mila arrestati nel 2002. Tuttavia questi morti, come i migranti annegati o morti sui containers nel tentativo di venire in Europa, fanno notizia solo come tentativo di dissuasione di quelli che aspirano a partire. Per il resto sono come i morti afgani o iracheni o palestinesi: non valgono nulla. Nessun giornalista o opinion leader ha scritto che è la nuova «cortina di ferro» eretta dai paesi dominanti contro le società dominate a produrre questi morti, non meno numerosi dei morti della cortina di ferro del totalitarismo sovietico. Dopo l’11 settembre la situazione s’è ancor più aggravata, soprattutto per gli immigrati originari di paesi considerati musulmani e persino per quelli che hanno un permesso regolare. In compenso il lavoro del clandestino è remunerato ancora di meno.

L’Italia impara in fretta

L’Italia può essere considerata in Europa il paese che cerca di avvicinarsi di più al «modello» americano, giocando di fatto il suo paradosso «alla meno peggio». Primo paese, insieme alla Grecia, per il tasso di economie sommerse sul prodotto nazionale lordo (30 per cento circa), l’Italia conta fra sei e otto milioni di persone che bazzicano integralmente o in parte nel lavoro nero. Fra queste, gli stranieri clandestini rappresentano ovviamente una minoranza, ma sono i più ricercati, notoriamente dai caporali padani, che li trasportano dalle cinque di mattina sino a tarda sera con centinaia di furgoncini, lamentandosi per i controlli di velocità da parte di alcune polizie municipali e di qualche rara e per loro intollerabile ispezione sui cantieri o nelle fabbrichette. Non a caso con la sua devolution, Bossi rivendica il controllo delle polizie a livello locale, ossia una gestione della discrezionalità propria alle polizie che sia al servizio dei suoi elettori, piccoli imprenditori padani che vogliono la totale libertà di agire e una polizia che, se necessario, espella subito il clandestino che non va più bene o perché troppo usurato o perché alza troppo la testa. La manodopera al nero necessita infatti di un alto turn-over sia perché la maggioranza non regge i ritmi di lavori massacranti e spesso altamente nocivi o a rischio (si pensi all’aumento degli incidenti sul lavoro, comprese le morti ignote che riguardano spesso gli stranieri clandestini), sia perché alcuni cercano di crearsi un minimo potere contrattuale (si pensi a Ion Cazacu per questa ragione bruciato vivo dal suo caporale che lavorava per gli imprenditori padani - si veda Sciuscià, 2000). E come si mostrava bene in quella puntata della trasmissione di Santoro, i padroncini padani che sfruttano maggiormente i clandestini sono gli stessi a reclamare le cannonate contro le barche dei migranti, così come a gridare contro la sanatoria.

Ma leghisti e altri della maggioranza hanno anche trovato un formidabile escamotage per limitare il più possibile la regolarizzazione che, comunque, a detta dello stesso Tremonti, è diventata uno straordinario business per lo stato e per ogni sorta di mercanti e truffatori della regolarizzazione (si può stimare che in realtà siano stati circa 350 mila gli immigrati che hanno dovuto presentare più volte la domanda spendendo in media non meno di 4.000 euro a testa, per un giro d’affari totale di 1.400.000.000 euro di cui più di 245.000.000 direttamente allo stato, versati cioè alla posta). Infatti la sanatoria va a rilento e una buona parte dei regolarizzandi finisce per perdere i requisiti e tornare nella clandestinità (la riproduzione è assicurata) oppure viene espulsa grazie alla Bossi-Fini o ad operazioni fatte alla svelta senza testimoni e senza traccia burocratica da parte di alcuni operatori delle polizie che hanno ben recepito il messaggio di un governo che comunque li «copre» (la stessa copertura che spiega anche le torture e il massacro dei manifestanti anti-G8 a Genova nel 2001). Meno male che tra gli operatori delle polizie ve ne sono anche alcuni democratici che, sebbene isolati e minacciati, cercano di resistere.

Padani, padroni e padroncini

Non mancano poi padroncini e caporali (fra cui anche alcuni immigrati ascesi a tale rango: è sempre comodo far fare il lavoro sporco allo straniero) che il giorno della paga chiamano qualche operatore di polizia che si presta per fare scappare i lavoratori clandestini ed evitare così di pagarli. Nella logica d’inferiorizzazione e segregazione dei migranti va segnalata l’ultima perla della giunta di Milano: il decreto che sottrae agli immigrati l’unico momento e luogo di socialità, ossia gli incontri domenicali nei parchi pubblici. Del resto, l’integrazione, che dovrebbe essere finanziata distribuendo alle regioni la trattenuta dello 0,5 per cento sulle buste paga degli immigrati (legge Turco-Napolitano), s’è trasformata in ben altro. Contributi per i centri espellendi, per le espulsioni, per gli amici degli amici ciellini o persino di An e della Lega che hanno creato ad hoc associazioni e cooperative per «occuparsi» degli immigrati, e infine per sostenere le delocalizzazioni come hanno proposto i leghisti alla regione Veneto (en passant, non esiste ancora un’inchiesta su come sono spesi i soldi degli immigrati e su quanto costa una politica migratoria che riproduce clandestini e morti). I padroncini della «Padania» e di altre zone d’Italia e d’Europa da tempo hanno scoperto anche un’altra manna: le delocalizzazioni in cascata di ogni sorta di attività nei paesi «terzi». I big come Benetton, così come i magliari, gli evasori fiscali o i bancarottieri, girano senza intoppi nei paesi d’emigrazione dove comprano facili connivenze fra governanti, mediatori (o power-brokers) e caporali locali per organizzare sul posto il supersfruttamento in condizioni ancor più libere, con profitti di gran lunga più ingenti di quelli realizzati con le economie sommerse in Europa (basti pensare che una donna che lavora nel sistema Benetton o di altre firme e imprese italiane ed europee in Tunisia o a Timisoara riesce a prendere fra i 60 e i 100 euro al mese lavorando 6 giorni su 7, fra 8 e 12 ore al giorno). Ma mai nessuno ha denunciato la frode comunitaria che consiste nell’importazione da paesi terzi di prodotti finiti con le etichette «made» nei vari paesi europei. E purtroppo nessun sindacato europeo ha mai cercato di costruire unità d’azione con i sindacati di questi paesi e in particolare del Magreb. Di fatto, oggi più che mai qualsiasi padroncino, qualsiasi turista europeo può andare nei paesi d’emigrazione come e quando vuole ed agire in piena libertà, compresa quella di schiavizzare. Non si tratta forse di una sorta di neo-colonialismo in versione liberista? È anche questo nuovo sviluppo infame a provocare una nuova spinta all’emigrazione. Perché stare in Tunisia o in Romania a fare gli schiavi per padroncini italiani ed europei senza poter reclamare alcun diritto e non tentare la fortuna di venire a lavorare in Europa? Perché restare in mezzo al disastro umano e sociale e il rischio di morte in paesi come la Somalia o il Congo e non rischiare di venire in Europa anche se a costo della vita? Perché qualsiasi italiano ed europeo può andare nei paesi di emigrazione e invece gli abitanti di questi paesi non possono andare nei paesi ricchi neanche per andare a trovare i parenti? Queste sono le domande che si pongono sempre più migliaia di giovani disgustati dall’asimmetria dei diritti e delle opportunità imposta dall’attuale assetto del dominio dei paesi ricchi (si veda «L’indotto di Abdel», il manifesto dell’11 ottobre 2002). Oggi più che mai la migrazione è innanzi tutto aspirazione all’emancipazione economica, sociale ma anche politica e religiosa. Si emigra per disperazione e per fuga dalle guerre, ma innanzi tutto per cercare di trovare altrove quello che appare impossibile laddove si vive: l’emancipazione. Come ha raccontato il sociologo Mahdi Mabrouk nel recente convegno della Lega Tunisina dei Diritti dell’Uomo tenutosi (Tunisi, 30-31 maggio 2003), nel mondo degli aspiranti alle migrazioni costrette alla clandestinità dal proibizionismo fascista europeo si trova infatti un’umanità segnata dall’aspirazione alla vera libertà di tutti, cantata in loro canzoni ray o rap o neo-blues ormai note sui percorsi e sulle coste turche, libiche o del Magreb. Sono forse questi, senza saperlo, con i loro nuovi canti dell’emancipazione del XXI secolo, la componente giovane dei Sud che partecipa di fatto al movimento contro il liberismo globalizzato e contro la guerra, per i diritti fondamentali di ogni essere umano. E contro questa aspirazione all’emancipazione si scagliano i nuovi Bava Beccaris, così come fecero alla fine del XIX secolo quando sparavano sulle folle che rivendicavano pane e diritti. I signori leghisti e buona parte degli elettori europei (anche di centro-sinistra) sanno bene che i loro attuali privilegi, reali o immaginari, sono fondati sull’inferiorizzazione o neo-schiavizzazione degli «altri», degli extra-comunitari, cioè sulla certezza del dominio. La paura di perdere i privilegi e l’agitazione nella salvaguardia di questo conduce alla guerra alle migrazioni, cioè a quello che Z. Bauman chiama la distruzione dell’eccedente umano, di quegli umani che non servono più o che non accettano passivamente di essere inferiori.

La colonizzazione poliziesca

I governi europei pretendono che i paesi limitrofi all’Ue si trasformino in sbirri implacabili contro i migranti, insomma che facciano il lavoro sporco. Come aveva proposto uno dei più mediocri ministri dell’interno italiani degli ultimi decenni, Bianco, anche Blair, tanto amato da certi leader del nostro centro-sinistra, propone di creare nei paesi limitrofi all’Ue campi di concentramento per migranti espulsi, così come del resto ha fatto il suo governo, collocando alcuni detenuti sulle navi-galera di vittoriana memoria. Il mercanteggio proposto è esplicito: voi paesi terzi «gestite» o eliminate un po’ di aspiranti all’emigrazione e quelli che espelliamo e in compenso vi daremo un po’ di finanziamenti per le vostre élite, per le vostre polizie, per la salvaguardia dei vostri regimi (si pensi quanto sia allettante per i Ben Ali & C.). Ma i regimi di questi paesi non possono stringere sempre e troppo le maglie. A volte le allentano per rilanciare il mercanteggio, ma spesso sono costretti a lasciar correre perché la situazione rischia di diventare ancor più esplosiva. L’emigrazione è una valvola di sfogo utile per tamponare la tensione sociale e politica, specie per regimi autoritari. Peraltro, se dall’Albania non partono più clandestini è perché da un lato la spinta all’emigrazione si è per buona parte esaurita, dall’altro perché le mafie locali sembrano aver negoziato con i servizi segreti europei una certa libertà di traffici di droga e altro in cambio del loro attivo controllo di quella piccola e media delinquenza che si occupava di traffico di clandestini (diverse «spalle» di ministri albanesi sono notoriamente coinvolti in traffici diversi e hanno viaggiato con passaporti diplomatici - si veda l’illuminante reportage di L. Fraioli e A. Giordano, «L’eroina ? Da Tirana viaggia in auto blu», in Venerdì di Repubblica, 767/29, 11.2002, pp. 42-47). Appare comunque assai fantasioso che la grande criminalità organizzata sia veramente interessata al traffico di migranti. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta solo di piccoli o al massimo medi delinquenti improvvisati passeurs, spesso senza scrupoli ma non al servizio delle grandi mafie. Basta notare che di fatto i passaggi clandestini (eccetto quelli dei cinesi) costano meno che una migrazione regolare! Il proibizionismo delle migrazioni, come ogni proibizionismo, ha un effetto criminogeno e produce morte. Questa considerazione indiscutibile è stata sempre ignorata o respinta dal centro-sinistra che ha di fatto spianato la strada all’attuale destra fascista e razzista (come dimenticare la Kater Y Rades durante il governo Prodi e d’altre vicende orribili «gestite» dai D’Alema, Amato, Turco & C.). Nei prossimi mesi alcuni migranti saranno forse salvati dall’oscillazione fra il liberismo moderato che sembra ora voler perseguire Pisanu e la guerra totale dei leghisti.

[ sabato 28 giugno 2003 ]

Sono trascorsi più di sei anni da quando Palidda ha pubblicato questo articolo su il manifesto. Occorerrerebbe aggiornare qualche nome, ritoccarlo qua e là, ma la sostanza non cambia gran chè. A dire il vero la lega alza il tiro (per diversi motivi, quasi tutti interni alla destra: viibilità, contare di più, ricatto ecc. ecc.), pescando sempre nel torbido e proponendo misure che, come il caso della cassa integrazione limitata per gli stranieri, anche loro sentonoil dovere di ritirare -solo per una questione di marketing politico-elettorale, mica per altro...

un'ultima annotazione anche l'ultimo dirigente leghista sa benissimo che, senza immigrati (regolari e irregolari, ma soprattutto irregolari, crollerebbe la nostra economia (e non solo quella: pensate un po' alle badanti...)

venerdì 27 novembre 2009

fascisti, razzisti e fogne

Ogni tanto si legge sui giornali (o si ascolta alla tv, ma più raramente) dell'emergere del nuovo fascismo (vedi il servizio del Venerdì di Repubblica sui fascisti 'sociali' di Casapound).
Ogni tanto, ma ancor più raramente, ci si allarma per il dilagare del razzismo strisciante (sempre meno strisciante e sempre più dilagante).
Ogni tanto si legge sui giornali dei cori razzisti contro giocatori 'colorati' (ma si tace sui respingimenti e sui mille episodi di razzismo quotidiano).
Sempre meno ci si chiede quand'è che abbiamo smesso di pensare...
Il nuovo (si fa per dire) fascismo dilaga perchè qualcuno irresponsabilmente lo ha sdoganato per conquistare il potere;
il nuovo (si fa perdire) fascismo dilaga perchè qualcun altro ha lasciato cadere, sempre per l'ambizione di andare al potere, i valori dell'antifascismo e della solidarietà.
Ora non stupiamoci se avanzano lega e forza nuova, se i neonazisti hanno consiglieri comunali e al governo ci sono partiti razzisti...
Diamoci una mossa!
Che c'entrano le fogne? diranno ilettori più giovani. C'entrano,c'entrano...intanto perchè nel 1945 i gerarchi fascisti fuggivano attraverso le fogne. Ma la destra sa come riciclarsi: addirittura, se non ricordo male, La voce delle fogne era una fanzine (di destra ovviamente).
Ma quello che più mi fa arrabbiare sono e anime candide che ORA non capiscono quello che succede, dopo aver contribuito pesantemente alla sua riuscita.
Cosa fare. Lo già scritto: riscoprire Danilo Dolci e don Milani, Danilo Montaldi e Lelio Basso, Norberto Bobbio e Ignazio Silone. Ricostruire un socialismo libertario, solidale, pacifista...Sarà dura? A me le cose facili non sono mai piaciute...

mercoledì 25 novembre 2009



Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere [...].


Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.


Norberto Bobbio, Politica e cultura, Torino 1955.


dal sito www.juragentium.unifi.it/it/QJGF/index.htm

martedì 24 novembre 2009



Università degli Studi di Roma Tor Vergata,

Dipartimento di Ricerche filosofiche

Kainos, rivista on line di critica filosofica (www.kainos.it)


con il patrocinio e il contributo del Comune di Frascati e del Consiglio Regionale del Lazio

con il patrocinio del Centro per la Filosofia Italiana

Convegno


Simone Weil

tra mistica e politica

a cent'anni dalla nascita


Scuderie Aldobrandini

Piazza G. Marconi, 6

Frascati

26 Novembre 2009


Programma

Ore 9.30

Saluti delle Autorità

Prima sessione

Tensione utopica e amore per il mondo

Presiede Teresa Serra (Università di Roma "Sapienza")

Interventi di

Robert Chenavier,

presidente dell'Associazione per gli studi di Simone Weil, direttore dei Cahiers Simone Weil

Les conditions de l'imprégnation du surnaturel dans la vie sociale

Margarete Durst

(Università di Roma Tor Vergata)


Preludii weiliani per una filosofia dell'educazione

Federica Negri,

(Università di Padova)


Per amore del mondo. La riflessione dell'ultima Weil tra mistica e proposta politica

discussione

Ore 15.30

Tecnica, lavoro e scienza nella riflessione di Simone Weil

Presiede Emilio Baccarini (Università di Roma Tor Vergata)

Interventi di

Luigi Manfreda

(Università di Roma Tor Vergata)


L'etico-politico in Simone Weil tra le "Riflessioni" e "La prima radice"

Aldo Meccariello

(con-direttore della rivista Kainos)

Sotto il segno Niobe: riflessioni sullo sradicamento da Simone Weil a Marx

Rita Fulco (Università di Palermo)

Obbligo, responsabilità e diritti umani

discussione

Si rilascia attestato per il credito formativo


Info: Aldo Meccariello


aldomeccariello@alice.it


Cell.347/1609135

domenica 22 novembre 2009

Lettera aperta all'onorevole Fini

Lettera aperta all'onorevole Gianfranco Fini,

caro onorevole, è la prima volta che mi trovo pienamente d'accordo con lei -mi creda è cosa rara, per la mia e la sua storia politica e personale.
Però, se lei crede per davvero quello che ha detto -e crede sia vero quello che viene scritto sul sito della sua fondazione- dovrebbe compiere almeno due o tre passi:

1. ripudiare la legge razziale che porta il suo nome (e quello del leader della lega nord), tristemente famosa come Bossi-Fini;
2. uscire dalla maggioranza di cui fa parte lei e quelli che lei ha definito con il noto epiteto;
3. smettere di fare campagna elettorale permanente sulla pelle dei poveracci.

Cordialmente
Giuliano Falco

sabato 21 novembre 2009

LA SCOPERTA DELL'ACQUA

Pubblico questo scritto di Stefano Ferrario, ringraziandolo per la collaborazione.

La privatizzazione dell'acqua pubblica in italia è un fatto molto molto grave. Il disegno di legge Ronchi, sul quale era imposta la fiducia alla Camera dei Deputati, è divenuto legge giovedì pomeriggio.

E' bene ricordare alcune considerazioni:

- l'acqua non è neanche un diritto, ma uno dei due bisogni fondamentali dell'uomo. Fa parte dell'alimentazione (primo bisogno). Il secondo è la relazione con il suo prossimo. L'uomo, senza uno o senza l'altro bisogno, si ammala, muore.... o se c'è un deterioramento dell'uno e/o dell'altro l'uomo sta male e soffre. Questa settimana si è chiuso anche il vertice FAO a Roma, con un nulla di fatto. Ci viene ricordato che ogni sei secondi, una persona al mondo muore di fame. Come vediamo quando il bisogno alimentazione non funziona, ci sono squilibri forti, sino alla morte. E come bisogno, non può essere acquistato da nessuno. Non è in vendita. Il "bisogno" è più forte e chiaro del "diritto". Il diritto lo possiamo concertare, ma il bisogno è bene non 'trattabile' e immutabile nel tempo. E' chiaro che privatizzare un bisogno non è solo una questione di aumenti delle bollette dell'acqua del 40% nel migliore dei casi, ma lede anzitutto la nostra umanità, dunque nei suoi bisogni fondamentali. So che l'aspetto etico poco potrebbe importare (per rispondere ai fautori della privatizzazione). Allora spostiamoci sull'aspetto economico.

- aspetto economico. Dare in mano ai privati o alle grandi multinazionali dell'acqua (le prime sono francesi) il 'mercato' dell'acqua in Italia è un grandissimo affare per queste holding. La bolletta non salirà, come afferma il "codacons", del 40%, bensì di più. Poichè il "privato" farà lavori di ristrutturazione della rete idrica, di miglioramento della raccolta alla fonte e dell'erogazione. Cosa che può benissimo fare anche il "pubblico". E il "privato" è una azienda che ha lo scopo di massimizzare i suoi profitti, minimizzando i costi. Lo scenario è facilmente ricostruibile: bollette elevate, sulle quali nessuna amminsitrazione comunale potrà dire "è troppo" (perchè la gestione dell'acqua non è più sua), per garantire alti profitti alla dirigenza e tagli di personale o comunque lavori di ristrutturazione (quelli di cui vi ho parlato prima) che avverrebbero sì, ma al minore dei costi... per cui non fatti bene come potrebbe farli il "pubblico". A fronte di quanto detto e delle poche, sinora, esperienze italiane di privatizzazione dell'acqua, l'aumento di solo il 40% è da ritenersi una chimera, poichè gli esempi italiani di Latina e Arezzo già fanno vedere aumenti a tre cifre.

- si ha perdita di democrazia. Vendendo il bisogno (è sempre bene ricordarlo), vendiamo noi stessi alle holding dell'acqua... il che significa anche una perdita di democrazia in Italia, giacchè il controllo decisionale sull'acqua non spetta più all'ente pubblico, ma alla holding, che sottrae quindi, qui possiamo dirlo (parlando di democrazia), diritti primari. Anche questo aspetto va considerato nel processo che ha voluto questo Governo.

- esiste una proposta di legge di iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione dell'acqua in Parlamento, che lì giace, dopo lo sforzo di tanti (è bene dire che l'attuale opposizione in Italia, PD, UDC, Di Pietro non hanno fatto nulla per portare avanti questa legge e per il lavoro di raccolta firme), che ha permesso di arrivare a circa 400 mila firme raccolte. Con l'approvazione della privatizzazione dell'acqua, anche questa proposta di legge sarà da ritenere giacente in qualche scaffale. Però lo sforzo degli innumerevoli comitati spontanei, associazioni cattoliche e no, partiti di sinistra che si sono mossi per questa proposta di legge non è da cancellare. Con altrettanta forza mi auguro che questi gruppi e gruppuscoli si rimettano in moto per informare la gente di cosa sta accadendo intorno alla privatizzazione dell'acqua e, nelle modalità e tempi che si prospetteranno, attivarsi per arrivare ad un referendum abrogativo dell'attuale legge

Ronchi sulla privatizzazione dell'acqua pubblica.

Ci sono anche altri aspetti, secondari, che non ho considerato. Sono sufficienti questi per comprendere e fare comprendere alla gente la gravità di ciò che è accaduto con la privatizzazione dell'acqua.

Forza e coraggio!!!

Stefano Ferrario

venerdì 20 novembre 2009

DUE LETTERE APERTE A DUE SINDACI

I° Lettera:

Mosaico dei giorni

Lettera aperta a Gianni Speranza sindaco di Lamezia Terme

20 novembre 2009 - Tonio Dell'Olio


Il sindaco di Lamezia Terme due giorni fa ha subito un'aggressione e intimidazioni da parte di un "cittadino" nel corso di un incontro con gli inquilini delle 11 abitazioni che i militari del Genio stanno demolendo a seguito di una sentenza passata in giudicato che ha dichiarato quelle costruzioni abusive.

Caro Gianni ti sono vicino con tutta l'amicizia di sempre. Anzi di più. Perché hai avuto molto coraggio ad accettare la candidatura a sindaco di una città di 70mila abitanti, con un forte tasso di presenza criminale e alle spalle due scioglimenti (1991 e 2002) dell'amministrazione per infiltrazioni mafiose. Ma tu lo sai bene: Lamezia non è città di mafia! È territorio di gente onesta e laboriosa che ha bisogno di riprendere fiducia nello Stato, di sentirsi parte di una comunità che rispetta le regole che le consentono una convivenza civile.

Chi ha costruito quelle case e chi le ha comprate era sicuro di farla franca. Come sempre. Perché nessuno denuncia e perché prima o poi un condono arriva a rendere legale ciò che è illecito. Altri al posto tuo si sarebbero voltati dall'altra parte perché chiedere il rispetto delle regole non crea consenso. Altri non avrebbero scelto la strada del dialogo perché rischioso. Per parlare chiaro, altri avrebbero considerato che "tengo famiglia, chi me lo fa fare".

Caro Gianni, Lamezia non è confine d'Italia ma avamposto di legalità. Non è città di 'Ndrangheta ma perla di bellezza che chiede riscatto. Tu sappi che non sei solo in questa partita in cui giochi da centravanti ma hai compagni di squadra in ogni parte d'Italia. Ti abbraccio.


http://www.peacelink.it/mosaico/a/30655.html


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Mosaico di pace

Via Petronelli n.6

70052 Bisceglie (BA)

tel. 080-395.35.07

fax 080-395.34.50

http://www.mosaicodipace.it/

II° Lettera aperta al Sindaco di Coccaglio (BS)

Caro Signor Sindaco,

Le scrivo a proposito dell'iniziativa 'Withe Christmas'. Non si preoccupi: sarò breve. Le volevo solo chiedere se non si vergogna neanche un po'. No? Peccato! Essere umani, almeno a Natale...

Non che mi stupisca più di molto: viviamo nel paese di egolandia e quindi cosa vuole che importi di quei morti di fame che vengono qui a rompere l'anima, a rubare i posti di lavoro, a usufruire dei nostri servizi, ecc. ecc.

Ebbene volevo dirle che a noi importa. Per favore, ritiri quella odiosa delibera.

Grazie e buon Natale

Giuliano

giovedì 19 novembre 2009

Centro Interateneo Studi per la Pace delle Università Piemontesi

Centro Studi Sereno Regis

VENERDI 27 NOVEMBRE 2009 – ORE 17:00

presso il DIPARTIMENTO DI STUDI POLITICI

Università degli Studi di Torino

via Giolitti, 33

Seminario di discussione del volume di

EKKEHART KRIPPENDORFF

«Stato e Guerra. L’insensatezza delle politiche di potenza»

Staat und Krieg. Die historische Logik Unvernunft (1985)

in occasione della traduzione italiana

Pisa, Gandhi Edizioni, 2008

"La stupidità si rende invisibile quando assume dimensioni enormi"

Bertolt Brecht

"Questo lavoro nacque durante le lotte del movimento per la pace tedesco. Con mia sorpresa sono arrivato alla conclusione che è l'apparato militare che nell'era moderna ci fornisce la chiave interpretativa della politica. Lo Stato moderno è essenzialmente Stato militare e le guerre fanno parte della sua vera essenza. Occorre un ritorno sensato alla politica, la quale non è il dominio bensì autodeterminazione e arte della comunità, dirette dalla ragione" (dalla prefazione dell'Autore all'edizione italiana)

Interventi di:

Ekkehart Krippendorff (Freie Universität di Berlino)

Luigi Bonanate (Università degli Studi di Torino)

Alberto Castelli (Università degli Studi di Cagliari)

Modera la discussione:

Gabriella Silvestrini (Università degli Studi del Piemonte Orientale)

mercoledì 18 novembre 2009

"Noi restiamo della nostra idea: gli immigrati devono essere mandati a casa loro", questo ha detto oggi Bossi.

"Prof, mi scusi per aver saltato la verifica di Italiano, ma sono dovuta andare al funerale di mio padre, che abitava in un piccolo villaggio vicino a Scutari: faceva il benzinaio e guadagnava 50 euro al mese. Non lo vedevo da anni, da quando le suore mi hanno affidato ad una famiglia italiana. Ogni tanto riuscivo a spedire a casa qualcosa. Adesso resta mia madre, sola. Per fortuna, mio fratello ci ha raggiunti qui in Italia e risparmia, risparmia quel che puo', per mandare i soldi in Albania. Però è dura, prof, è stata dura vedere mio padre sdraiato su quel letto. Il giorno che mi ha lasciato alle suore piangeva. Con i miei nuovi genitori italiani sto bene: mi piace la scuola ma questo difetto che ho, questa cosa che mi rende una disabile, mi fa sentire ancora piu' straniera di quella che sono".

Questo mi ha detto stamattina una mia alunna albanese di ritorno dal funerale di suo padre, di questo padre che doveva mandare avanti la carretta con 50 euro. Quanti ne guadagna Bossi per sentirsi legittimato a tanta protervia, a tanta ferocia? Un caro saluto.

Marino.

PS: caro amico, noi (antirazzisti, interculturali ecc. ecc.) sbagliamo. Almeno in un punto: continuiamo a pensare, illuministicamente, che tutte le persone siano umane, doatae di ragione e di cuore. Ahimè, non è così...

Certo che mandano in bestia questi politici che si fanno la campagna elettorale sulla pelle dei migranti. Ma cosa si può pretendere da un partito che inventa i 'respingimenti'? Cosa si può pretendere da quelli che quel partito lo votano?

Occorre rilanciare una battaglia, sia di ideali che di fatti concreti, per una società aperta, solidale, socialista e libertaria, dove ognuno sia libero, ma non di sfruttare e opprimere l'altro...

Ciao a tutti,

vi sengnalo un interessante convegno a Firenze il 27 novembre su "Il ruolo della formazione universitaria nella risoluzione dei conflitti" organizzato dalla Associazione Rondine Cittadella per la Pace, potete scaricare il programma su
www.peacebuilding.it o direttamente sul sito di Rondine.

Ciao
Davide Berruti


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Davide Berruti
Formazione e Consulenza
su peacebuilding, peacekeeping,
cooperazione e intervento nei conflitti
Tel: +393282231001
Skype: davideberruti
www.peacebuilding.it

martedì 17 novembre 2009

SAVONA, 27 NOVEMBRE, GIORNATA DI LAVORO SU IMMIGRAZIONE E INTERCULTURA

L'evento si svolgerà nella Sala Consiliare della Provincia di Savona

Il 27 novembre giornata di lavoro su immigrazione e intercultura

Il Cesavo, con il patrocinio della Provincia di Savona, organizza una giornata di lavoro, venerdì 27 novembre presso la Sala Consiliare della Provincia, per una riflessione e un approfondimento sulla base dei risultati emersi dalle ricerche realizzate dal gruppo di lavoro a rete RIIS (Rete Immigrazione Intercultura Savonese) del Cesavo.

I contenuti e i temi trattati nelle diverse sessioni sono specificamente rivolti ai tecnici e operatori del settore.

Riportiamo il programma della giornata:

Sessione mattutina

· Ore 9.30: Registrazione partecipanti

· Ore 10.00: Saluto dell'Assessore Provinciale alle Politiche Sociali e Volontariato, Pietro Santi

· Ore 10.15: Il RIIS Forum e il gruppo di lavoro a rete RIIS: una rete sull'intercultura e l'immigrazione della provincia di Savona (Giovanni Durante; Annamaria Camposeragna; Luca Buffa)

· Ore 10.45: Sintesi dei risultati delle ricerche

"Terzo Settore e dialogo interculturale: mappatura delle realtà attive nella Provincia di Savona" - Alberto Isetta

"Immigrati e lavoro di cura in provincia di Savona" - Deborah Erminio

Proiezione documentario ricerca sui giovani studenti immigrati nel savonese

"L'identità giocata e multisituata dei figli della migrazione" - Deborah Erminio

· Ore 12.30-13.30: Buffet

Sessione pomeridiana

· Ore 14.00-16.00: tavole rotonde tematiche sugli argomenti dei tre disegni di ricerca

· Ore 16.15-17.00: conclusioni in plenaria (breve report dei moderatori delle tavole rotonde)

Per maggiori informazioni: 019 264709

lunedì 16 novembre 2009

IL VERTICE FAO

Due o tre pensieri cattivi sul carrozzone FAO

Come mai il G8 è assente?

Quanto spendono gli stati membri in armamenti?

La principale ricaduta del vertice FAO di Roma è che il 'nostro' premier non ha 'potuto' presenziare al processo di Milano (uno degli ultimi sopravvissuto alle ghedinate e alle leggi ad personam, che poi è lo stesso)...e intanto l'udienza è stata rinviata a gennaio...

Ah, già, la fame nel mondo...

domenica 15 novembre 2009




Stimati amici,

mi permetto di informare le vostre comunità, i vostri gruppi, la cittadinanza milanese che nel quadro delle conferenze ETICA DELLE RELIGIONI: ALLA CONOSCENZA DELLE RELIGIONI - otto incontri da martedì 24 novembre a martedì 9 marzo 2010 - eventi organizzati dalla dottoressa Grazia Aloi, sono previste due serate per analizzare la questione del lavoro e la riforma luterana (martedì 24 novembre) e l’emergere dell’impegno etico nella riforma svizzera (15 dicembre).

Ulteriori informazioni saranno disponibili anche mediante contatto diretto e personale.

L’approccio alle tematiche si fonderà oltre che sul contributo scientifico e della letteratura anche sull’esperienza personale vissuta in ambito ecclesiastico.

Le attività della newsletter Ecumenici riprenderanno dopo il primo incontro. E’ attivo il sito http://www.facebook.com/l/87152;www.officinadellapsiche.it/index.php

Ci vediamo a Milano la sera del 24 novembre in via Carducci nr. 8.



Un cordiale saluto di Pace.



Maurizio Benazzi

392 1943729 orario serale

sabato 14 novembre 2009

Arrestato Turi Vaccaro- Pellegrino di Pace

Turi Vaccaro, il "pellegrino di pace", noi tutti conosciamo perché nel 2005 è stato protagonista in Olanda di una storica azione pacifista: penetrato in un aeroporto militare della NATO aveva reso inservibili 2 aerei da combattimento F16 distruggendone i comandi a martellate.

Dopo aver partecipato alla Marcia per la Pace e la nonviolenza di Domenica, nei giorni successivi aveva interrogato a lungo i suoi sogni e aveva a lungo meditato per capire quale poteva essere il suo contributo personale all'affermazione della nonviolenza. Non sopportava l'idea che ci fosse un'altra base militare e voleva ribadire la priorità degli usi civili della terra che ci appartiene. L'estate di S. Martino (11 novembre) gli era sembrata simbolicamente favorevole alla sua semina e anche il Santo, patrono dei pellegrini. Ieri pomeriggio è penetrato nella parte militare del Dal Molin di Vicenza, insieme ad Agnese Priante del gruppo donne del Presidio. Aveva con se un disegno solare che le aveva affidato Alice delle Piagge (Firenze) dove era passato di recente percorrendo il suo itinerario di cammino della pace e della nonviolenza (Napoli-Vicenza) durato più di tre mesi e conclusosi a Vicenza domenica 8 novembre. Diceva che lo aveva ricevuto proprio per favorire questa azione. Aveva preparato i semi secondo il sistema dell' agricoltura biologica di Fukuoka. (Inserimento dei semi in palline di argilla- la stessa del Dal Molin). Li ha seminati insieme alla sua accompagnatrice. Poi sono stati fermati dai carabinieri della SETAF. Ora Turi è nel carcere di S.Pio X. L'accompagnatrice è stata rilasciata. Turi sarà processato domani per direttissima dal Tribunale di Vicenza.

Il Tavolo della Consultazione Siamo Vicenza, la La Casa per la Pace di Vicenza e il Comitato vicentino della Marcia Mondiale,solidarizzano con Turi sottolineando il carattere del tutto nonviolento della sua azione per la quale personalmente era disposto fin dall'inizio a pagare il prezzo eventuale di una incarcerazione.

Vicenza 12 novembre 2009

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Da Napoli (6 agosto 2009) a Vicenza (8 novembre 2009)

Per un Cammino di nonviolenza

Spade in aratri

La Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza passa per Vicenza oggi, l'8 novembre, anniversario della vittoria popolare ai referendum antinucleari (1987).

In questo giorno concludiamo, con la tappa Longare-Vicenza, il nostro Cammino di Nonviolenza, partito da Napoli il 6 agosto e proseguito a piedi – alla media di 20 km al giorno, per circa 1.900 km lungo tutta l'Italia. (In realtà alcuni tratti – più di 500 km - sono stati percorsi in treno o deviati per imprevisti, piogge persistenti, ritardi e per rispetto degli appuntamenti presi)

Un pellegrino di pace dei "Ploughshares- Spade in aratri" che ha "disarmato" due F16 in Olanda, è la staffetta permanente dell’iniziativa: ne ha tenuto un diario in forma poetica (ballata) e ne ha composto l’inno.

L'anno scorso abbiamo camminato da Comiso e Sigonella (Sicilia) fino a Vicenza per ricordare i 25 anni della lotta contro gli euromissili, per protestare contro il triplicamento della base USA di Sigonella e per solidazzare con l'opposizione alla nuova base USA in costruzione a Vicenza. Allora circa un centinaio di persone si unirono a noi nell'ultima tappa: Longare-Vicenza.

Quest'anno abbiamo iniziato da Napoli, porto "nuclearizzato"e militarizzato in quanto base della VI Flotta, nuovo Comando navale USA per l’Europa, sede di Africom, approdo di portaerei e sommergibili che sono "centrali nucleari galleggianti", a sottolineare che il disarmo nucleare richiede anche l’opposizione ai reattori che producono sì energia elettrica, ma sono fratelli gemelli degli impianti che fabbricano le bombe atomiche.

Camminate con noi anche solo per qualche passo.! Certi che le vie della pace sono infinite, invitiamo ciascuno a impegnarsi quel pizzico in più rispetto a ciò che ha fatto sinora.

Invitiamo all'obiezione di coscienza alla guerra, alle armi, alla produzione bellica, al nucleare, in ogni sua forma perchè, come disse Tolstoj, il disarmo non avverrà dall'alto, con conferenze di pace (che si tengono con pochi risultati ormai da due secoli!), ma con l'iniziativa di ciascuno di noi.

Sollecitiamo tutti e ciascuno ad improvvisarsi "forgiatori di spade in aratri" (Isaia) senza delegare organizzazioni e governi e adottare personalmente uno stile di vita consono alla gravità della tragedia ecologica in atto.

WALK ON WITH HOPE IN YOUR HEART - Cammina con la speranza nel cuore

AND YOU’LL NEVER WALK ALONE ! e non camminerai mai da solo

DON'T TELL ME THERE'S NO HOPE AT ALL -non dirmi che non c'è proprio nessuna speranza

TOGETHER WE STAND, DIVIDED WE FALL ! (PINK FLOYD) - insieme riusciremo, divisi falliremo

CHE LO SPIRITO DELLA NONVIOLENZA CI DIA PACE, FORZA, GIOIA E AMORE!

NA MU MYO – HO REN GE KYO (Preghiera buddhista per la pace).

Hanno aderito :

MIR - Movinento internazionale per la Riconciliazione

LOC - Lega Obiettori di Coscienza

LDU - Lega per il Disarmo Unilaterale

Comunità di base "Le Piagge" – Firenze

A Vicenza: Casa per la Pace , Donne in Rete, Cristiani per la Pace , Rete Lilliput, Gruppo Presenza Longare, EquiStiamo.

Ecoistituto A. Langer (Mestre).

Alcuni amici di Vicenza, Firenze, Torino, Milano, Bologna, Comiso. Rivista "Insonnia" di Racconigi (CN), Scuola di Pace di Boves (CN); Comunità di Mambre di Busca (CN), Le Trame di Carignano (TO), NO-TAV di Borgone (Val di Susa), No alla discarica di Chiaiano (NA), NO F35 di Cameri (NO).

Info e adesioni: Coordinamento FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO c/o Campagna OSM/DPN, via M. Pichi, 1 - 20143 Milano - tel. 02/58101226 http://www.osmdpn.it/ Turi Cordaro (Vaccaro) (Dal 1 dicembre è in Olanda a questo indirizzo:

Teilingerstr. 31 B – 3032 AP ROTTERDAM ( Nederland ). Tel. 0031-10-4664634.

 

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