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lunedì 5 gennaio 2009

CONTRO TUTTE LE GUERRE: LA GUERRA ELETTORALE

05/01/2009

Come siamo arrivati a questo punto?
L'opinione di Uri Avnery,
giornalista israeliano e fondatore di Gush Shalom

Tradotto da Maan News
http://it.peacereporter.net/articolo/13496/Guerra+elettorale

Poco dopo la mezzanotte, il canale arabo di al-Jazeera stava riferendo gli eventi da Gaza. Improvvisante la telecamera puntò in alto, verso il cielo buio. Lo schermo era un campo nero. Non si poteva vedere nulla, ma si poteva sentire l'audio: il rumore dei caccia, uno spaventoso, terrificante ronzio di droni.
Era impossibile non pensare alle decine di migliaia di bambini di Gaza che ascoltavano quel rumore in quel momento, rannicchiati, paralizzati dalla paura, aspettando che le bombe cadessero. "Israele deve difendersi dai razzi che terrorizzano le nostre città meridionali", hanno spiegato i portavoce israeliani. "I palestinesi devono rispondere all'uccisione dei loro combattenti nella Striscia di Gaza", hanno dichiarato i portavoce di Hamas.
Per la verità, il cessate il fuoco non è stato interrotto, poiché non vi è stato nessun vero cessate il fuoco. Il principale requisito di qualsiasi cessate il fuoco nella Striscia di Gaza deve essere l'apertura dei valichi di confine. Non può esserci vita a Gaza senza un flusso costante di rifornimenti. Ma i valichi non sono mai stati aperti, eccetto che per poche ore di quando in quando.
L'embargo aereo, marittimo e terrestre imposto a un milione e mezzo di esseri umani è un atto di guerra, così come qualsiasi bombardamento o lancio di razzi. Paralizza la vita nella Striscia di Gaza: eliminando le principali fonti di impiego, spingendo centinaia di migliaia di persone sull'orlo della fame, impedendo alla maggior parte degli ospedali di funzionare, interrompendo la fornitura di elettricità e di acqua.
Coloro che hanno deciso di chiudere i valichi - con qualsiasi pretesto - sapevano che non ci poteva essere un reale cessate il fuoco in quelle condizioni.
Questo è il punto principale. Poi sono giunte le piccole provocazioni volte a spingere Hamas a reagire. Dopo diversi mesi, durante i quali non era stato lanciato quasi nessun razzo Qassam, un'unità militare israeliana è stata inviata nella Striscia "al fine di distruggere un tunnel giunto in prossimità della recinzione di confine".
Da un punto di vista puramente militare, sarebbe stato più sensato tendere un'imboscata dal nostro lato del confine. Ma l'obiettivo era trovare un pretesto per porre fine al cessate il fuoco, in una maniera che rendesse plausibile dare la colpa ai palestinesi. E infatti, dopo molte di queste piccole azioni, in cui sono stati uccisi combattenti di Hamas, il gurppo islamico ha risposto con un massiccio lancio di razzi, e - guardate un po' - il cessate il fuoco è terminato. Tutti hanno accusato Hamas.
Ma qual era l'obiettivo? Tzipi Livni lo ha annunciato apertamente: liquidare il governo Hamas a Gaza. I razzi Qassam servivano solo come pretesto.
Liquidare il governo Hamas? Sembra un capitolo tratto da "La marcia della follia". Dopotutto, non è un segreto che fu proprio il governo israeliano che contribuì alla nascita ed al rafforzamento di Hamas all'inizio. Quando una volta chiesi a un ex capo dello Shin-Bet, Yaakov Peri, a questo riguardo, mi rispose enigmaticamente: "Non lo abbiamo creato, ma non abbiamo ostacolato la sua creazione".
Per anni le autorità israeliane hanno favorito il movimento islamico nei territori occupati. Tutte le altre attività politiche furono rigorosamente soppresse, ma le attività del movimento nelle moschee erano permesse. Il calcolo era semplice e ingenuo: a quell'epoca, l'Olp era considerato il principale nemico, e Yasser Arafat era il Satana del momento. Il movimento islamico predicava contro l'Olp e contro Arafat, e perciò era visto come un alleato.
Con lo scoppio della prima Intifada nel 1987, il movimento islamico si attribuì ufficialmente il nome di Hamas (le iniziali arabe di "Movimento di Resistenza Islamica") e prese parte alla battaglia. Ma anche allora, lo Shin-Bet non prese alcun provvedimento contro di loro per quasi un anno, mentre molti membri di Fatah venivano uccisi o imprigionati. Solo un anno dopo, lo Sheikh Ahmed Yassin e i suoi compagni furono arrestati.
Da allora è girato il vento. Hamas è ora diventato l'attuale Satana, mentere l'Olp viene considerato da molti in Israele come una succursale dell'organizzazione sionista. La logica conclusione, per un governo israeliano che avesse cercato la pace, sarebbe dovuta essere quella di fare ampie concessioni alla leadership di Fatah: porre fine all'occupazione, firmare un trattato di pace, permettere la fondazione di uno stato palestinese, ritirarsi entro i confini del 1967, dare una soluzione ragionevole al problema dei profughi, rilasciare tutti i prigionieri palestinesi. Tutto questo avrebbe sicuramente arrestato l'ascesa di Hamas.
Ma la logica ha poca influenza in politica. Nulla del genere è accaduto. Al contrario, dopo la morte di Arafat, Ariel Sharon dichiarò che Mahmoud Abbas, che aveva preso il suo posto, era un "pollo spennato". Ad Abbas non è stato concesso il più minimo guadagno politico. I negoziati, sotto gli auspici americani, sono diventati una burla. Il più autentico leader di Fatah, Marwan Barghouti, fu messo in carcere a vita. Invece di un rilascio di prigionieri su vasta scala, vi furono "gesti" insignificanti e offensivi.
Abbas fu sistematicamente umiliato, Fatah apparve come un guscio vuoto, e Hamas ottenne una clamorosa vittoria alle elezioni palestinesi - le elezioni più democratiche mai tenutesi nel mondo arabo. Israele boicottò il governo eletto. Nella lotta intestina che ne seguì, Hamas assunse il controllo diretto della Striscia di Gaza.
E ora, dopo tutto questo, il governo di Israele ha deciso di "liquidare il governo Hamas a Gaza" - con spargimenti di sangue, fuoco e colonne di fumo.
Il nome ufficiale della guerra è "piombo fuso", due parole tratte da una canzone per bambini riguardo a un gioco della festa di Hanukkah.
Ma sarebbe più corretto chiamarla "Guerra Elettorale".
Anche in passato alcune operazioni militari furono compiute nel corso di campagne elettorali. Menachem Begin bombardò il reattore nucleare iracheno durante la campagna elettorale del 1981. Quando Shimon Peres sostenne che si trattava di un espediente elettorale, Begin gridò al suo successivo raduno: "Ebrei, credete che io manderei i nostri coraggiosi ragazzi a morire, o - peggio - a essere fatti prigionieri da animali umani, allo scopo di vincere delle elezioni?". Begin vinse.
Peres non è Begin. Quando, durante la campagna elettorale del 1996, ordinò l'invasione del Libano (l'operazione "Grappoli di Collera"), tutti erano convinti che lo avesse fatto per scopi elettorali. La guerra fu un fallimento, Peres perse le elezioni e Benjamin Netanyahu giunse al potere.
Ehud Barak e Tzipi Livni stanno ora ricorrendo allo stesso vecchio trucco. Secondo i sondaggi, Barak avrebbe guadagnato cinque seggi alla Knesset in appena 48 ore. Circa 80 morti palestinesi per ogni seggio. Ma è difficile camminare su un cumulo di cadaveri. Il successo potrebbe svanire in un minuto, se l'opinione pubblica israeliana iniziasse a considerae la guerra come un fallimento. Ad esempio, se i razzi continueranno a colpire Beersheva, o se l'attacco di terra determinerà pesanti perdite da parte israeliana.
Il momento per colpire è stato scelto meticolosamente anche da un'altra angolazione. É iniziato due giorni dopo Natale, quando i leader americani ed europei sono in vacanza fino a dopo capodanno. Il calcolo: anche se qualcuno volesse cercare di fermare la guerra, nessuno rinuncerebbe alle sue vacanze. Ciò ha garantito diversi giorni liberi da pressioni esterne.
Un'altra ragione per questa scelta di tempo: questi sono gli ultimi giorni di George Bush alla Casa Bianca. Ci si poteva tranquillamente aspettare che questo villano sanguinario avrebbe appoggiato conentusiasmo la guerra, come in effetti ha fatto. Barack Obama non si è ancora insediato, ed aveva un pretesto bell'e pronto per mantenere il silenzio: "C'è solo un presidente per volta". Il silenzio non lascia ben sperare per il mandato del presidente Obama.
La parola d'ordine era: non ripetere gli errori della seconda guerra del Libano. Un ritornello che è stato ripetuto all'infinito in tutti i programmi di informazione e nei talk show.
Ma questo non cambia le cose: la guerra di Gaza è una copia quasi esatta della seconda guerra del Libano.
La concezione strategica è la stessa: terrorizzare la popolazione civile con incessanti attacchi dal cielo, seminando morte e distruzione. Ciò non mette in pericolo i piloti, dato che i palestinesi non hanno armi antiaeree. Il calcolo: se l'intera infrastruttura di supporto alla vita nella Striscia venisse completamente distrutta e ne risultasse totale anarchia, la popolazione si solleverà e rovescerà il regime di Hamas. A quel punto Mahmoud Abbas tornerebbe a Gaza sulla scia dei carri armati israeliani.
In Libano questi calcoli non hanno funzionato. La popolazione bombardata, compresi i cristiani, si è schierata con Hezbollah, e Hassan Nasrallah è diventato l'eroe del mondo arabo. Qualcosa di simile probabilmente accadrà anche adesso. I generali sono esperti nell'uso delle armi e nel muovere le truppe, ma non nella psicologia delle masse.
Qualche tempo addietro, scrissi che il blocco di Gaza era un esperimento scientifico inteso a scoprire quanto si possa affamare una popolazione e trasformare la sua vita in un inferno prima che essa crolli. Questo esperimento fu condotto con il generoso aiuto dell'Europa e degli Stati Uniti. Finora, esso non ha avuto successo. Hamas si è rinforzato e la gittata dei razzi Qassam è aumentata. La guerra attuale è una continuazione dell'esperimento con altri mezzi.
É possibile che l'esercito "non avesse alternativa" a quella di riconquistare la Striscia di Gaza, perché non ci sarebbe altro modo per fermare i razzi Qassam - eccetto quello di trovare un accordo con Hamas, cosa che è contraria alla politica del governo. Quando l'invasione di terra partirà, tutto dipenderà dalla motivazione e dalle capacità dei combattenti di Hamas di fronte ai soldati israeliani. Nessuno può sapere cosa accadrà.
Giorno dopo giorno, notte dopo notte, il canale arabo di al-Jazeera trasmette immagini atroci: mucchi di corpi mutilati, parenti in lacrime che cercano i loro cari fra le decine di cadaveri sparsi al suolo, una donna che tira fuori la sua giovane figlia da sotto le macerie, medici privi di farmaci che cercano di salvare le vite dei feriti. (Il canale in lingua inglese di al-Jazeera, a differenza del canale in arabo, ha compiuto uno stupefacente voltafaccia, trasmettendo solo immagini asettiche e distribuendo senza riserve la propaganda israeliana di governo. Sarebbe interessante sapere cosa si nasconde dietro questo cambiamento).
Milioni di persone stanno vedendo queste immagini terribili, una dopo l'altra, giorno dopo giorno. Queste immagini resteranno impresse per sempre nelle loro menti: orribile Israele, abominevole Israele, disumano Israele. Un'intera generazione nutrita di odio. Questo è un prezzo terribile, che saremo costretti a pagare molto tempo dopo che i risultati stessi della guerra saranno stati dimenticati in Israele.
Ma c'è un'altra cosa che rimarrà impressa nelle menti di questi milioni di persone: l'immagine dei miserabili, corrotti e passivi regimi arabi.
Alla vista degli arabi, una cosa spicca su tutte le altre: il muro della vergogna.
Per il milione e mezzo di arabi di Gaza, che stanno soffrendo così terribilmente, l'unica apertura verso il mondo che non è dominata da Israele è il confine con l'Egitto. Solo da lì può arrivare il cibo a sostenere la vita e i medicinali a salvare i feriti. Questo confine rimane chiuso al culmine dell'orrore. L'esercito egiziano ha bloccato l'unica via attraverso la quale il cibo ed i medicinali possono entrare, mentre i chirurghi operano i feriti senza anestesia.
In tutto il mondo arabo, da un capo all'altro, sono echeggiate le parole di Hassan Nasrallah: i leader dell'Egitto sono complici di questo crimine, stanno collaborando con il "nemico sionista" nel cercare di spezzare il popolo palestinese. Si può ritenere che egli non si riferisse solo a Mubarak, ma anche a tutti gli altri leader arabi, dal re dell'Arabia Saudita al presidente palestinese. Vedendo le manifestazioni in tutto il mondo arabo ed ascoltando gli slogan, si ha l'impressione che a molti arabi i loro leader appaiano patetici nel migliore dei casi, e miserabili collaboratori nel peggiore.
Tutto questo avrà conseguenze di portata storica. Un'intera generazione di leader arabi, una generazione imbevuta dell'ideologia del nazionalismo arabo laico, i successori di Gamal Abdel Nasser, Hafez al-Assad e Yasser Arafat, potrebbe essere spazzata via dalla scena. Nella regione araba, l'unica possibile alternativa che si profila è l'ideologia del fondamentalismo islamico.
Questa guerra è un segnale d'allarme: Israele sta perdendo la storica possibilità di fare la pace con il nazionalismo arabo laico. Domani, lo stato ebraico potrebbe trovarsi di fronte ad un mondo arabo uniformemente fondamentalista - Hamas moltiplicato per mille.
L'altro giorno il mio tassista a Tel Aviv stava riflettendo ad alta voce: perché non chiamare alle armi i figli dei ministri e dei membri della Knesset, includerli in un'unità da combattimento e mandarli a guidare il prossimo attacco di terra a Gaza?


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