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venerdì 15 febbraio 2008

L'AFRICA DICE NO!!!

ricevo dall'amica Nadia Scardeoni questa mail che pubblico

L'Africa dice no!
di IgnacioRamonet


Dunque così, a grande discapito dell’arrogante Europa, l’inimmaginabile è accaduto: in uno slancio di fierezza e di rivolta, l’Africa, che taluni credevano sottomessa perché impoverita, ha detto «no». No alla camicia di forza degli accordi di partenariato economico (APE). No alla liberalizzazione selvaggia degli scambi commerciali. No a queste estreme metamorfosi del «patto coloniale». È accaduto a Lisbona, in dicembre [2007], in occasione del Secondo vertice di UE - Africa, il cui obiettivo principale era quello di costringere i Paesi africani a firmare nuovi trattati commerciali (i famosi APE) prima del 31 dicembre 2007, in applicazione dell’accordo di Cotonou (giugno 2000) che prevede la fine della Convenzione di Lomé (1975). Secondo quest’ultima le merci provenienti dalle antiche colonie d’Africa (e dei Caraibi e Pacifico) entrano nell’Unione Europea quasi senza diritti doganali, con l’eccezione dei prodotti che toccano gli interessi dei produttori europei come zucchero, carne, banane. L’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) ha preteso lo smantellamento di questi rapporti preferenziali o almeno la loro sostituzione – solo mezzo, secondo il WTO, di salvaguardare la differenza di trattamento a favore dei Paesi africani – con accordi commerciali basati sulla reciprocità (1). L’Unione Europea ha preso in considerazione proprio questa seconda opzione, il libero scambio integrale camuffato sotto la denominazione «accordi di partnership economica».In altre parole, ciò che i Ventisette esigono dai paesi dell’Africa (e da quelli di Caraibi e Pacifico (2) è che essi accettino di lasciare entrare nei loro mercati le esportazione dell’Unione Europea (merci e servizi) senza diritti doganali.
Il presidente senegalese AbdoulayeWade ha denunciato questo forcing e ha rifiutato di sottoscrivere. Ha sbattuto la porta. Il presidente del Sud Africa, ThaboMbeki, lo ha immediatamente sostenuto. Sulla loro scia la Namibia ha ugualmente preso la coraggiosa decisione di non firmare, quando un aumento dei diritti doganali dell’Unione Europea sulla sua carne bovina segnerebbe la fine delle sue esportazioni e la morte di questa filiera. Perfino il presidente francese, Nicolas Sarkozy, che pure a Dakar in luglio 2007 (3) aveva espresso idee fortemente sgradevoli, ha portato il suo appoggio ai Paesi che più si oppongono a questi trattati “leonini” [ndt.: diconsi leonini i patti societari che escludono alcuni soci dalla partecipazione a utili o perdite]: «Io sono per la mondializzazione, sono per la libertà – ha dichiarato – ma non sono per la spogliazione di Paesi che, d’altra parte, non hanno più nulla (4)». Questa fronda contro gli APE – che a sud del Sahara suscitano un’immensa ondata d’inquietudine popolare e un’intensa mobilitazione dei movimenti sociali e delle organizzazioni sindacali – ha retto. Il vertice è terminato con una constatazione di fallimento. José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, è stato costretto a cedere e ad accettare le richieste dei Paesi africani di prosecuzione del dibattito e si è impeganto a riprendere i negoziati in febbraio prossimo. Questa cruciale vittoria dell’Africa è un segno supplementare del momento favorevole che il Continente sta vivendo. Nel corso degli ultimi anni sono terminati i conflitti più cruenti (restano solamente quelli del Darfur, della Somalia e dell’Est del Congo) e i progressi democratici si sono consolidati. Le economie continuano a prosperare – anche se restano le disuguaglianze sociali – e sono pilotate da una nuova generazione di giovani dirigenti.Infine un altro atout: la presenza della Cina la quale, investendo massicciamente, è sul punto di soppiantare l’Unione Europea al primo posto dei fornitori del Continente africano e potrebbe anche, d’altra parte, diventare già dal 2010 il suo primo cliente, davanti agli Stati Uniti. Sono lontani i tempi nei quali l’Europa poteva imporre all’Africa disastrosi programmi di adeguamento strutturale. L’Africa ormai si ribella. Tanto meglio.

Le Monde Diplomatique, gennaio 2007
(http://www.monde-diplomatique.fr/2008/01/RAMONET/15490)

IgnacioRamonet
(1) VediAlternativeséconomiques, Paris, décembre 2007
(2) I Paesi dei Caraibi hanno accettato, il 16 dicembre 2007, di firmare un APE con l’Unione Europea.
(3) Nel suo discorso all’Università di Dakar, il 26 luglio 2007, Sarkozy aveva dichiarato: «Il dramma dell’Africa è che l’uomo sfricano non è entrato abbastanza nella storia (…), mai si è slanciato verso l’avvenire». Si veda Anne-Cécile Robert, « L’Afrique au kärcher », Le Monde diplomatique, septembre 2007.
(4) Le Monde, 15 décembre 2007(traduzione dal francese di José F. Padova)

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